di Isabella Rossi - 

La via del Purgatorio è lastricata di trascendenze barocche e fantastiche illusioni. Luci e ombre sfogliano le pagine di un’umanità bilanciata su sorprendenti equilibri e articolate architetture. Delicata sensualità, grazia e leggerezza producono il movimento. Sospensioni acquatiche e atmosferiche –riconoscibile è l’impronta di Momix -ne animano l’essenza, mentre il corpo è in sé una dimensione che nell’allegoria può convergere.

C’è un’armonica corrispondenza tra i peccati in via di espiazione, mentre grottesco ed esasperato può apparire il vivere quotidiano, quando è prigioniero di forme e di costumi. La luce crea, l’ombra decontestualizza la scena mentre il prodigio è sempre latente come la ricerca di una libertà che trova nel simbolo, nell’invenzione, nella cura del dettaglio e nella magia del teatro un degno contraltare all’assenza di poesia.

Cantica II, secondo episodio della trilogia di Emiliano Pellisari, ha stupito e affascinato la platea del Politeama Clarici - venerdì scorso - nonostante qualche problema di audio.
 

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