MARINA CAVALLIERI - la repubblica

«Molti di quelli scesi in piazza per la scuola pubblica poi mandano i figli alle paritarie. La trovo una incongruenza e forse vuol dire che non hanno poi tutta questa fiducia nella scuola pubblica». Ferma e decisa come sempre, inappuntabile nella camicia bianca, il ministro Gelmini è scesa ieri nell´arena televisiva di "Che tempo che fa", il programma di Fabio Fazio, su RaiTre. Per parlare di scuola, di tagli, di cortei. Riguardo la manifestazione di sabato ha sottolineato che è stata «una manifestazione legittima, ma che è nata su un presupposto sbagliato e cioè che il governo abbia attaccato la scuola pubblica e la Costituzione».

Il ministro ha voluto anche ribadire, nel confronto con Fazio, che molti difensori dell´istruzione pubblica non sono poi così coerenti se mandano i figli alle scuole private. Gelmini ha anche criticato il numero degli insegnanti: «Gli insegnanti italiani sono pagati pochissimo perché sono troppi ed abbiamo più insegnanti rispetto al fabbisogno. Se crediamo nella scuola bisogna pagarli bene. Un insegnante con 15 anni di anzianità guadagna 20 mila euro in meno all´anno rispetto ad un collega tedesco. Ma se si aumenta il numero all´infinito sono proletarizzati». Il ministro non si è fermata a criticare il numero degli insegnanti ma anche quello dei bidelli. Nelle scuole italiane ci sono circa 200 mila bidelli, ha detto, ma si spendono 600 milioni per le imprese di pulizie: «Ci sono più bidelli che carabinieri per avere le scuole sporche».

Il ministro Gelmini in difesa della sua politica ha voluto ricordare che gli unici che non hanno avuto il blocco degli scatti di anzianità sono stati gli insegnanti e che sono stati tagliati gli sprechi e non le risorse. Dopo le dichiarazioni del ministro, puntuali sono arrivate le reazioni dal mondo tartassato della scuola. «Con la Finanziaria del 2008 sono stati tagliati circa 87 mila insegnanti e 45 mila dipendenti Ata, ovvero l´11 per cento dei professori e il 17 per cento del personale non docente», ha sottolineato Francesco Scrimma, segretario generale della Cisl-scuola. «Quando il ministro dice che gli insegnanti sono troppi forse dimentica che il 58% dei comuni italiani ha meno di tre mila abitanti, ogni comune ha diritto ad avere una scuola che in molti luoghi è l´unico presidio della Stato, il primo e più importante luogo per l´integrazione degli stranieri». Critico anche Mimmo Pantaleo, segretario generale della Cgil scuola. «Quello che dice il ministro non è una novità, purtroppo stravolge sistematicamente la realtà. Gli insegnanti non sono troppi, bisogna vedere che idea ha della qualità della didattica. Occorre capire se dopo due anni e mezzo di tagli la scuola è peggiorata o migliorata». Intanto, tra polemiche e scontri, i professori resistono: «I tagli sono stati fatti senza criterio pedagogico e scientifico: ci sono istituti a indirizzo informatico che non hanno i computer», dice Sofia Toselli del Cidi, «ed è sempre più difficile insegnare ad apprendere in scuole ridotte al minimo del loro funzionamento».

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