Isuc/ Domani a Palazzo Donini terzo incontro progetto “Istria Fiume e Dalmazia"
PERUGIA – Domani, martedì 15 marzo alle ore 17, a Perugia, nel salone d’onore di Palazzo Donini (corso Vannucci, 96), si svolgerà il terzo incontro del Progetto “Istria Fiume e Dalmazia laboratorio d’Europa” dedicato quest’anno alla minoranza italiana nella realtà statuale di Croazia e Slovenia, promosso dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea insieme alla Società di Studi Fiumani con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria.
“Riflettere sulla storia. La ricerca scientifica nella storia e nella cultura dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e il dialogo tra le istituzioni dei rimasti e degli esuli” è il tema di una tavola rotonda coordinata da Raoul Pupo dell’Università di Trieste, a cui interverranno Ezio Giuricin del Centro Ricerche Storiche di Rovigno, Corinna Gerbaz Giuliano, caporedattore del trimestrale di cultura “La Battana” edito a Fiume e Giovanni Stelli, direttore editoriale di “Fiume. Rivista di studi adriatici”.
L’intento dell’iniziativa, rivolta come sempre a docenti e studenti delle scuole superiori e alla cittadinanza, è far conoscere ad un pubblico più ampio le istituzioni della minoranza italiana in Croazia e in Slovenia, ossia della comunità degli italiani “rimasti” dopo la cesura costituita dal “lungo esodo” di oltre 300.000 italiani – istriani, fiumani e dalmati – all’indomani del trattato di pace del 10 febbraio 1947, che sancì la cessione alla Jugoslavia dell’Istria, di Fiume e di Zara. Gli italiani rimasti, divenuti da maggioranza minoranza, dovettero difendere la loro identità culturale nelle difficili condizioni del regime jugoslavo del tempo e resistere a pressioni e a pesanti condizionamenti. Oggi, dopo la dissoluzione della Jugoslavia, la minoranza italiana, organizzata nell’Unione Italiana e con una rappresentanza politica istituzionale nei parlamenti delle due repubbliche slovena e croata, si presenta come una realtà ricca e vitale, che vanta una presenza significativa nell’editoria, nei mezzi di comunicazione di massa e nel campo della ricerca storica. L’istituzione scientifica più importante della minoranza è il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (nell’Istria croata), dotato di una biblioteca con oltre 100.000 volumi e di un ricchissimo archivio, che promuove ricerche sulla storia dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia ex-veneta, sull’etnografia, la dialettologia romanza e la storia del movimento operaio. In oltre quarant’anni di attività, il Centro, che ha pubblicato più di 300 volumi in proprio o in coedizione, tutti in italiano (con sommari in croato e sloveno), è stato un punto di riferimento per la tutela dell’identità nazionale italiana della popolazione istriana, fiumana e dalmata e una finestra aperta per dialogare con gli “altri”, con le storiografie croata e slovena e naturalmente con quella della nazione d’origine. Un ampio e pluralistico discorso culturale caratterizza anche la rivista trimestrale “La battana”, pubblicata dall’Edit, la casa editrice della minoranza italiana e giunta al quarantaseiesimo anno di vita.
Il convincimento da cui muovono le istituzioni culturali della nostra minoranza in Croazia e Slovenia è la necessità di ricucire la lacerazione provocata dalla tragedia dell’esodo che ha colpito nella collocazione identitaria, nella personalità e nella vita tanto gli esuli quanto i “rimasti”; perciò da alcuni anni esse si sono aperte al mondo e alle istituzioni degli esuli, le quali, a loro volta, hanno percorso la strada del dialogo. La Società di Studi Fiumani – istituzione culturale del mondo dell’esodo, che il dialogo con i “rimasti” e con i fiumani croati aveva iniziato fin dal 1989 – ha ospitato in questi anni sulla sua rivista “Fiume” (rinata a Roma nel 1952 in continuità con la rivista omonima pubblicata dal 1923 al 1944 nella città d’origine) diversi contributi di studiosi della minoranza italiana in Croazia e in Slovenia.
La forza di sopravvivenza della comunità italiana in Croazia e in Slovenia e il dialogo promosso con il mondo dell’esodo costituisce un esempio significativo di quello spirito europeo che dovrebbe portare alla formazione di una nuova idea di cittadinanza, svincolata da quella di Stato nazionale, una cittadinanza europea che sia in grado di assumere in sé e valorizzare tutte le realtà particolari nel loro ordine (appartenenze locali, etnie e nazioni) e che sia nel contempo animata da un respiro sovranazionale.

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