MILANO - La procura di Milano ha chiesto al gip il giudizio immediato nei confronti del premier Silvio Berlusconi per entrambi i reati contestati nella vicenda Ruby: concussione e prostituzione minorile.

I pm di Milano oltre alla richiesta di giudizio immediato per il premier hanno inviato al gip una memoria in cui ritengono non sussistere l'ipotesi di reato ministeriale mentre sussiste l'evidenza della prova.

Il procuratore Bruti Liberati ha anche reso noto che non chiederà l'autorizzazione alla Camera per alcune telefonate intercettate nel caso Ruby nelle quali parla Silvio Berlusconi perche' sono irrilevanti ai fini dell'inchiesta. La ragazza marocchina e' stata indagata dai pm minorili per aver fornito false generalita'.

Prosegue intanto l'inchiesta napoletana che coinvolge la soubrette Sara Tommasi: oggi perquisizioni nella sua abitazione milanese.

Tutto ruota attorno a quella telefonata. O meglio: attorno alle ragioni che hanno spinto Silvio Berlusconi ad alzare la cornetta e a fare pressioni sui funzionari della Questura di Milano per ottenere che Karima El Mahroug, giovane marocchina non ancora maggiorenne fermata poche ore prima per un furto di 3 mila euro, fosse affidata alla consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, e non alla comunita' per minori cosi' come aveva disposto Anna Maria Fiorillo, il pm dei minori che era di turno quella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi.

Perche' Berlusconi e' intervenuto esponendosi in prima persona su un episodio all'apparenza banale e di routine come il furto di poche migliaia di euro? Cosa e' scattato in quelle ore nella mente del Presidente del Consiglio? La volonta' di proteggere dallo scandalo quella giovane che sul profilo Facebook si fa chiamare 'Ruby Rubacuori' nella convinzione che fosse davvero una parente stretta del premier egiziano, Hosni Mubarak? Oppure il tentativo di sottacere una vicenda di festini e sesso che presto avrebbe rischiato di trascinarlo in un altro scandalo a luci rosse? Si gioca tutto su questi interrogativi il nuovo fronte di scontro tra potere politico e magistratura.

La conferma arriva dalle carte che i magistrati titolari dell'inchiesta sul cosiddetto caso Ruby hanno trasmesso oggi al gip Cristina di Censo per chiedere il processo immediato nei confronti del premier. Perche' le 782 pagine arrivate sul tavolo del guidice per le indagini preliminari che dovra' decidere il destino processuale di Berlusconi raccontano una verita' diversa da quella illustrata all'aula di Montecitorio da Maurizio Paniz, capogruppo Pdl alla giunta per le autorizzazioni della camera.

I magistrati milanesi sono insomma convinti che Berlusconi abbia agito con un solo fine: mettere al riparo se' stesso e i suoi fedeli collaboratori (Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti) dallo scandalo che le rivelazioni della minorenne marocchina avrebbero sicuramente provocato.

Emblematiche, a questo proposito, le parole di Edmondo Bruti Liberati: ''Il presidente del consiglio - chiarisce il capo della Procura di Milano - non ha nessun potere specifico diretto a una forza di polizia. Il contesto ci dice che questo intervento non ha comportato nessun abuso di funzione, ma un abuso di qualita'''. Ecco perche' il reato contestato a Berlusconi per l'episodio della telefonata in Questura non e' di concussione semplice, ma aggravata: aggravata dal ''tentativo - sono sempre parole di Bruti Liberati - di occultare altri reati commessi da lui stesso e da altri''.

Tutti aspetti che diventano ancora piu' decisivi se li si interpreta alla luce del braccio di ferro in corso tra Procura di Milano e Palazzo Chigi per la competenza territoriale: per i magistrati titolari dell'inchiesta, affermare che Berlusconi non ha agito nelle sua veste istituzionale significa rivendicare quella competenza di indagine che secondo il pool di avvocati che difende il premier spetta invece al Tribunale dei Ministri. La convinzione degli inquirenti milanesi e' di avere in mano ''l'evidenza della prova'' capace di dimostrare la validita' dell'impianto accusatorio. Il Pdl fa quadrato attorno a Berlusconi e punta il dito contro i magistrati ''eversivi'' di Milano. Lo scontro e' aperto, ma questo e' solo l'inizio.
 

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