Il Presidente Damaschi ha espresso il rammarico per quella che appare, a suo giudizio, una preoccupante disaffezione da parte di alcuni tifosi nei confronti del Perugia. La squadra sta ottenendo buonissimi risultati, ha meritatamente conquistato la vetta della classifica, tra l'altro, con un sufficiente vantaggio sulle immediate inseguitrici, offre, anche se non sempre con continuità, momenti di buon calcio e belle giocate da parte di alcuni suoi interpreti, va in gol dall'inizio del campionato, ed ha mostrato di poter contare, anche per il futuro, su un buon manipolo di sottoquota, che costituiscono un prezioso capitale societario, in tutti i sensi. Eppure, al di là degli irriducibili tifosi, che continuano a seguire il Grifo, quasi fosse "una malattia" che non va più via, come recita il ritornello di un pezzo ormai "cult" di tutte le domeniche calcistiche perugine, non c'è quella moltitudine di gente che ci si sarebbe aspettata al Curi. Ai tifosi che, sfidando il maltempo e ricacciando indietro il disagio causato dalle continue disavventure giudiziarie societarie (ci conteniamo nel lessico, per non usare termini che sarebbero più idonei ad esprimere il sentimento comune ma che risulterebbero al limite della decenza), sono sempre al seguito della squadra, a quei tifosi che convivono con la tristezza (sportivamente parlando) di dover incontrare squadre di Borghi, Paeselli e quartieri cittadini, quando nella memoria rivivono costantemente le immagini delle storiche imprese vissute a Milano, Torino o Roma, a tutti questi tifosi, dicevamo, vanno ovviamente i ringraziamenti ed il plauso della Società. Ma ci chiediamo: dove sono finiti tutti quelli che non venivano più allo stadio per colpa di Gaucci, di Silvestrini, di Covarelli? Per colpa di campionati mediocri e mai vincenti, per colpa del bello o del cattivo tempo? Magari per colpa del costo del biglietto, delle file ai botteghini o del tornello dispettoso? Assenti perché nauseati dal calcio scommesse o dal marciume del calcio professionistico? O magari perché tifosi solo di Juve, Milan o Inter, e non della squadra della propria città? Assenti giustificati con alibi più o meno validi? Ora, cadute tutte le pregiudiziali, perché non si va più allo stadio a tifare Grifo? Perché si dà, forse per scontata, la vittoria finale del campionato? Perché, paradossalmente, si vince troppo e ci si è assuefatti ai tre punti? Sarebbe incredibile. Nonostante la media spettatori al Curi non sia delle peggiori, se paragonata a quella di squadre di categoria superiori, un velo di rammarico e delusione traspare dalle parole del Presidente Damaschi e la preoccupazione che una volta in C, potrebbe venire a mancare ancor di più il sostegno della Città non appare una bella ipotesi in prospettiva, soprattutto per chi dovesse affrontare la gestione della Società in termini economici. Auguriamoci che quella evidenziata dal Presidente sia solo una flessione fisiologica, legata magari al maltempo, e solo del tutto casuale, speriamo che presto il Curi torni ad essere ancor più popolato e colorato di biancorosso rispetto a quanto visto recentemente. Lo meritano la squadra ed il tecnico, lo merita la Dirigenza, alla quale nulla si può rimproverare, quest'anno, lo merita il Curi, nonostante il suo bel manto verde non sia più quello di una volta. Anche questo forse è un segno dei tempi. Un saluto.

 

MC www.forzaperugia.net

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