La seconda vita di Zampa
Luca Cardinalini
All’ultima partita, vinta per 3-1 contro il temibile Ferentillo, c’erano quasi 500 tifosi sugli spalti dell’antistadio, per la maggior parte della Ternana, con fumogeni, bandiere, cori, birre, eccetera. Roba difficile da trovare anche in molti campi di serie C. Solo che qui siamo nel campionato provinciale di Terni della Uisp. La squadra si chiama “Primidellastrada” ed è il fiore all’occhiello dell’omonima – tenetevi forte-Associazione Comunista Sportiva Dilettantistica. Non che sia un fiore nel deserto, per anni qui giocava la “Gramsci”, tanto per dire. All’ultimo allenamento dell’anno, nel gelo di metà dicembre, si presenta il nuovo acquisto, il più economico ed ecologico che ci sia, ad euro zero ovviamente: Riccardo Zampagna, da un mese baby pensionato del calcio professionistico. I nuovi “compagni” di Riccardo sono i vecchi amici di infanzia, più qualcun altro. In gran parte ultras della Ternana, ma anche studenti, operai, ragazzi dei centri sociali. L’obbiettivo non è vincere il campionato - ma nemmeno perderlo – quanto piuttosto stare insieme, fare gruppo, dare una testimonianza della possibilità di praticare un calcio diverso da quello “ufficiale” e magari un giorno riuscire ad aprire una palestra popolare, accessibile a tutte le tasche. Matteo Verticchio, operaio alle acciaierie, è il presidente, il “Moratti” della compagnia: “Il calcio attuale ha imboccato una deriva che non ci appartiene, fatti di interessi più o meno legittimi, leggi speciali, divieti, tornelli, tesser, schedature, fidejussioni, pagamenti Irpef. A Trieste hanno messo dei manichini sulle tribune, per sottolineare come anche quella del tifoso sia considerata tutto sommato marginale. Noi non vogliamo essere i burattini di nessuno e a questo scenario che ci stanno sottraendo piano piano, diciamo : “Maglio la strada, da dove veniamo tutti e dove ci si incontra ancora”.
Già in estate, fini l’esperienza di Sasssuolo in serie B, Riccardo voleva dare un tagli netto. “Mi avevano fatto sentire un numero, quello che mio padre mi aveva sempre raccomandato di non diventare. Avevo deciso di smettere, poi Lucarelli e Buffon, dirigenti della Carrarese, in seconda divisione, mi avevano chiesto di dare una mano”. A Carrara c’era anche un direttore sportivo, Nelso Ricci, che conoscevo bene. Disse di sì, contratto intorno ai 20 mila euro, per una sola stagione: “Gli dissi scherzando che non mi sarebbero bastati per pagare il telepass per fare avanti e indietro da Terni”. Poi qualcosa si incrina e un giorno, con una lettera aperta ai tifosi, Riccardo saluta e torna a casa. I più ingenui pensarono a una decisione presa dopo una sostituzione sgradita. “Pensino ciò che vogliono. Per conto mio ho capito che era ora di smettere e di pensare più alla famiglia. La carriera del calciatore mi ha portato in giro e lontano da casa, dagli affetti più stretti. Voglio solo stare più vicino a mia moglie a alle mie bambine. Fare il padre tempo pieno è un impegno serio, anche se bellissimo”. Così alla notizia dell’autopensionamento, i ragazzi della “Primidellastrada”hanno contrattato l’ariete Zampagna, dopo 15 anni, 600 partite e 200 e passa gol tra i professionisti (spalmati su Triestina, Arezzo, Catania, Brescello, Perugia, Cosenza, Siena, Messina, Ternana, Atalanta, Vicenza), gli hanno chiesto una mano e l’hanno ottenuta. Riccardo torna a sgranchirsi le gambe nel campo dove ha imparato a tirare i primi calci e dove tanti anni fa, suo padre Ettore, un operaio delle acciaieria, lo aveva accompagnato per la prima volta a vedere una partita, spalancandogli un mondo e un destino diverso dal suo, fatto di turni e fatica, quel po’ di soldi per costruire una casa e mantenere una bella famiglia. Papà Ettore, come Riccardo d’altronde, era sempre rimasto tifoso della Ternana, ma allo stadio guardava le Fere mentre cuore e orecchi erano sintonizzati sulla radiolina che dava notizia dei gol del figlio. Pensionato a 36 anni, non è male:”Il calcio che ho lasciato, dico la verità, non mi manca per niente. Certo, è un lavoro, sei sottoposto ad uno stress gigantesco, mentre qui si ride e si scherza. Condivido il progetto dei ragazzi e mi sono messo a disposizione, ho sempre dialogato molto con gli ultras e mi sono che è un mondo raccontato spesso in maniera distorta. C’è del buono in questo fenomeno, ma già lo sapevo avendone fatto parte nella mia prima vita”. Mai nascoste le simpatie politiche, Riccardo. Una domenica a Livorno, mentre militava con il Messina, scende in campo prima della partita, per assaggiare il campo. I tifosi toscani lo chiamano e iniziano a parlare un po’ di tutto, guerra, politica, repressione. Gli chiedono un gesto di saluto, al momento dell’inizio gara. Cosa che puntualmente lui fa: alzando il pugno chiuso. Multa da 10 mila euro, i tifosi del Livorno si offrono di fare una colletta, lui si oppone e paga, benché nessuna telecamera avesse ripreso il gesto. Grande feeling ovunque sia andato, un posto di riguardo a Bergamo, i tifosi dell’Atalanta l’hanno adottato. Due anni fa, col Sassuolo, ci torna a giocare, per la partita contro l’Albinoleffe. A gara finita, vicino al casello autostradale, il pullman della società emiliana viene fermato da un nutrito gruppo di tifosi dell’Atalanta. L’autista, e non solo lui, temendo il, peggio, mette le sicure e chiama d’urgenza il 113. tutto inutile, erano venuti in massa a salutare Riccardo, lui scende e partono i cori. La cosa curiosa è che gli ultras della locali sono in rotta con la società della Ternana. La cosa curiosa è che gli ultras locali sono in rotta con la società della Ternana. Dall’inizio della stagione, si rifiutano di sottoscrivere tessere di sorta e quindi di andare allo stadio, preferendo le partite della “Primidellastarda”. Ai dirigenti della Ternana, non sembra dispiacere più di tanto. Il patron continua ad essere Edoardo Longarini, anche se da un paio di mesi, presidente “ufficiale” è Angelo Deodati, viterbese, costruttore, già proprietario della Ternana un decennio fa. Appena ri-arrivato ha promesso la serie B e ha ordinato “grinta e fame, le uniche cose che contano”. Le cose vanno così così, in classifica e fuori. Alla cena natalizia della scorsa settimana, presenti la prima squadra, tutte le giovanili, parenti e ospiti istituzionali, prima ancora della fine della consegna dei pacchi dono, i giocatori della prima squadra avevano già aperto i loro panettoni e iniziato a mangiare. La platea si è gelata quando Deodati, paonazzo, ha sbraitato: “Ma chi vi ha detto di iniziareeeee?” sarà stata la troppa fame, forse.

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