La crisi continua con una profondità ben più radicale, grave e specifica, nel nord dell’Umbria, in quanto incrocia e si somma ai problemi specifici di alcuni comparti ed aziende.

Anche altri interlocutori, trai i quali il Prof. Bruno Bracalente in un recente convegno del PD a C.di Castello, confermano che c’è una specificità nella crisi del territorio dell’alta Umbria, diversa dal resto della Regione.

Il legno, il grafico, l’edilizia, tutta la problematica dell’agricoltura a Città di Castello, l’automotiv con il calo delle immatricolazioni e le possibili scelte della Fiat per l’umbertidese, il cemento, la ceramica i trasport, la vicenda della Antonio Merloni, messa in risalto con l’occupazione del Campanaccio di Nocera, nell’eugubino Gualdese sono i segni profondi di una crisi della quale non si vedono vie di uscita.

Anche i cosiddetti motori autonomi di sviluppo che erano state una delle caratteristiche dei territori del nord dell’Umbria sono imballati e rischiano di fermarsi e non ripartire.

Le persone che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà, cig ordinaria, straordinaria e in deroga sono arrivati ad un numero che mai i nostri territorio avevano registrato.

Gli stessi processi di espulsione dal lavoro coperti solo parzialmente dalla mobilità e dalla indennità di disoccupazione faranno si che nell’approssimarsi della fine del 2010 avremo molte persone che non avranno un reddito che li possa sostenere.

Lo stesso sistema produttivo è in seria difficoltà sia per aspetti specifici che per effetto della crisi alla chiusura di diverse aziende che hanno caratterizzato il 2009/2010 si stanno aggiungendo procedure di fallimenti per diverse attività.

Il colpo inferto è duplice da una parte vengono colpite le persone e dall’altra la riduzione della dimensione manifatturiera del territorio dell’alta Umbria.

La crisi all’interno dell’Umbria colpisce in maniera diversa le persone e i territori.

C’è il rischio che si riapra un dualismo forte e profondo.

E’ necessario che le forze sociali ed istituzionali del territorio acquisiscano la consapevolezza della situazione ed improntino una strategia contrasti con tutti gli strumenti possibili questo possibile declino e frattura con il resto dell’umbria e di uscita dalla crisi, attraverso una azione unitaria di area territoriale dell’alta Umbria mettendo a leva tutte le energie e le possibilità che possono essere attivate.

Riteniamo necessario anche al fine di rendere visibile questa situazione cosi come prevede “ l’alleanza per l’Umbria “ che venga attivato il Tavolo territoriale dell’Alta Umbria, non solo come luogo di analisi o di lamentazione, ma soprattutto per una forte iniziativa e raccordo territoriale che permetta di attivare tutte le iniziative per far uscire il territorio dalla crisi che lo sta attanagliando.

Città di Castello 07.12.2010
Alessandro Piergentili
Responsabile CGIL alta Umbria

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