Inutile girarci attorno nella gestione della crisi sanitaria vengono al pettine tutte le debolezza della politica di governo.
Il tema che continua ad essere omesso anche nel dibattito pubblico è uno e si chiama investimenti.
Questo è un paese dove gli investimenti pubblici, l'infrastruttura materiale e immateriale sta cadendo a pezzi.
Sono due anni che conviviamo con il virus. E in questi due anni non c'è stata alcuna iniziativa politica sul piano degli investimenti pubblici.
Gli ospedali sono saturi, il personale continua ad essere costretto a lavorare notte e giorno per garantire la salute pubblica. Si attinge al volontariato in un'ottica una tantum per coprire i vuoti strutturali della macchina amministrativa.
Nessun programma per ampliare le risorse per il trasporto pubblico, in un paese in cui ci sono aree in cui è praticamente assente.
Nulla sulla scuola e sull'intero sistema educativo e si va ovviamente avanti in uno scontro fratricida tra livello nazionale e regioni.
Sono andati avanti scaricando le responsabilità prima sulle relazioni sindacali, chiedendo a loro di risolvere a valle una situazione da programmare a monte: la sicurezza delle persone che lavorano.
Stanno continuando a chiedere ai singoli un atto di responsabilità, con questa comica richiesta dell'auto sorveglianza per i lavoratori.
Tutto pur di non esercitare la responsabilità politica, che oggi come ieri significa investimenti. Investimenti pubblici, che sono il nucleo fondamentale insieme alla campagna vaccinale per indebolire il virus e gestire la ripresa.
Farla finita con l'idea che il welfare sia un costo, ma assumerlo per quello che è: la più grande infrastruttura di cui questo paese ha bisogno per rimettersi in piedi.
Qui si tocca anche il rapporto tra salute ed economia: pensate quanta crescita stabile e duratura sarebbe possibile con un'espansione dei servizi e dei beni pubblici, invece di chiedere alle persone di lavorare il triplo per gli stessi salari?!

 

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