di Vito Nocera.

A mancarmi di piu' in questi strani giorni di emergenza virus non sono le relazioni, e neanche la politica.

Quella ora e' sospesa ma in realtà era gia' bella che imbalsamata anche prima.

Quello che piu' mi manca e' il calcio.
Sbaglia chi crede sia una battuta o minimizza.

Non sa che il calcio e' tutto fuorche' un gioco.

A un compagno di squadra che aveva spazzato via un pallone piombato in area un antico centrocampista del River Plate disse:

"lo sai che chi tratta male la palla diventa una cattiva persona nella vita? "

Dal River e da altre squadre argentine arrivarono da noi mitici campioni.

Sivori alla Juventus, Angelillo all'Inter, Maschio al Bologna.

Li chiamavano i tre angeli dalla faccia sporca. Avevano incantato nella Copa America del '57 in Peru'. In realta' gli "angeli" erano quattro. C'era anche Oreste Omar Corbatta, di fatto il Garrincha argentino.

In un momento così parlare di queste storie non sembri eccentrico.

Boca e' un leggendario quartiere di immigrazione italiana. Ed e'soprattutto fu'tbol, un territorio a se stante. Vive nel mito della storica rivalità tra Boca e River, le due regine argentine. E poi nel nome di Diego.

Il gioco del calcio in fondo e' un inganno chiaro, non c'e' imbroglio. Fingi di andare in una direzione poi ti getti in quella opposta.

E tutti vedono quello che fai, lì l'inganno e' premiato.
Un po' come hanno fatto quelli di almeno mezzo governo. Negazionismi, no vax, fake news, e ora pendono dalle labbra di medici e scienziati. E si fingono statisti. Ma questa funzione a differenza del calcio non e' una virtu'.

Anche Carlitos Tevez e' stato un eroe del Boca, di quel mondo mistico e sanguigno. Ci stava proprio male in maglietta a strisce della Juve.

Per fortuna portava in faccia i segni del suo sudore di una vita difficile.

Così forse e' bene disporsi di fronte alle tragedie. Senza timori di mostrare le cicatrici.

Non so se siamo gia' alla tragedia, spero di no.
Ma la fine del calcio, quella si, sarebbe la tragedia piu'' grande.

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