E' in corso l'udienza del processo sulla morte di Meredith Kercher che vede come indagati Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Sta rispondendo alle domande del Pm Manuela Comodi la biologa Patrizia Stefanoni che ha esaminato con la sua equipe i reperti di dna trovati sul corpo e nelle abitazioni di via della Pergola, e di due dei condannati Raffaele Sollecito e Rudy Guede. La prima parte della deposizione è stata una sorta di seminario su come si catalogano e raccolgono le prove e i reperti. Un passaggio obbligato per cercare, da parte della accusa, di smontare la teoria dell'inquinamento di reperti in sede di laboratorio sollevato dalla difese Knox e Sollecito.
"Utilizziamo dei kit - ha spiegato Patrizia Stefanoni - che sono internazionalmente commercializzati e riconosciuti. Questo fa sì che sia un ricercatore di Roma o dell'Australia analizzando la stessa provetta avranno lo stesso esito in fatto di risultati sull'identificazione del Dna. Per l'indagine sulla Morte di Meredith sono stati utilizzati due kit speciali e differenti che servivano per analizzare il Dna e altre tracce non genetiche".
La biologa Stefanoni ha anche escluso una contaminazione da parte degli operatori. "Trovandosi a contatto con tracce ematiche - spiega - è fondamentale per l'operatore non entrare in contatto sia per non alterare la scena che per non rischiare di essere contagiato da qualche batterio o virus. Per questo si usano guanti, calzari, mascherine e tute particolari".
Il due novembre, poche ore dopo la scoperta del cadavere di Meredith, da Roma sono partite due squadre della scientifica. "Una equipe per individuare le impronte papillari e l'altra, guidata da me, per individuare le tracce di Dna".
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