FOLIGNO – Si chiude nel peggiore dei modi la vicenda del presepe vivente di Rasiglia.

Nei giorni scorsi il sindaco di Foligno, Nando Mismetti. aveva tentato di metterci una pezza per salvare almeno ilo salvabile dopo che i  suoi uffici non avevano concesso i permessi necessari per lo svolgimento dell’evento che aveva richiamato larga attenzione da tutta Italia sullo splendido borgo montano umbro, con l’annuncio di numerose comitive pronte a muovere verso l’Umbria. Un vero è proprio toccasana per l’economia turistica di una regione che prova a riprendersi dopo la scoppola infertale dall’evento sismico di due anni fa.

Ogni speranza è però definitivamente svanita: una burocrazia ottusa, che pretende di applicare pedissequamente ad un piccolo borgo medievale, con la sua particolare orografia e struttura architettonica,  regole difficili da applicare perfino in una metropoli moderna, ha avuto la meglio è così l’evento, che si sarebbe dovuto verificare nell’ultima data utile, quella dell’Epifania, non si svolgerà.

Le ragioni di questo fallimento ci vengono spiegate dall’associazione organizzatrice nella nota che pubblichiamo qui di seguito e che ci lascia veramente sgomenti descrivendo la situazione di un’Italia capace di tarpare le ali anche alle migliori iniziative di volontariato:

“Premettendo che già dalle scorse edizioni erano previsti contapersone, addetti alla sicurezza, addetti antincendio, estintori in ogni scena, presenza del 118, forze dell’ordine e protezione civile, nonché certificazioni hccp e SCIA (per somministrazioni di cibi e bevande, preparati in idonei locali), per chi volesse entrare nel dettaglio e comprendere la vera portata del problema, facciamo un breve elenco dei principali adempimenti richiesti all’Associazione Rasiglia e le sue Sorgenti:

1 - certificazione di agibilità di n.41 locali adibiti a scene (per lo più garage e cantine storiche) in cui peraltro i visitatori non accedono, potendosi solo affacciare per vedere la scena; agibilità NON di tipo strutturale, che tutti gli edifici hanno ottenuto a seguito della ricostruzione post sisma, ma agibilità dei locali commerciali e quindi impiantistica a norma, accessibilità, uscite di sicurezza etc. impensabile da realizzare per tali locali, stante anche la necessità di richiedere ai vari proprietari un cambio di destinazione d’uso con evidente impegno anche economico per ciascuno di essi. Punto su cui peraltro abbiamo fatto il possibile, con il nostro tecnico (ingegnere addetto alla sicurezza) che ha addirittura dato disponibilità ad una assunzione completa di responsabilità con propria relazione firmata.
2 - certificazione sulla provenienza, proprietà e stato di salute degli animali. Anche qui eravamo già perfettamente in regola con tutti gli animali già registrati, vaccinati e con tutte le carte del caso.
3 - installazione di un gruppo elettrogeno e luci di sicurezza in tutto il paese, presenza di tecnici dedicati nell’eventualità in cui ENEL avesse per qualsiasi motivo interrotto il servizio elettrico. A dimostrazione della piena disponibilità l’Associazione, pur in tempi impensabili, sarebbe stata in grado a proprie spese di provvedere attraverso una ditta specializzata.
4 - realizzazione di una corsia preferenziale da lasciare completamente sgombra (anche da pedoni) per l’accesso al paese dell’ambulanza. Rasiglia per chi non lo sapesse ha una sola via carrabile, se la chiudiamo dove transitano i visitatori? Anche qui avevamo trovato una soluzione, individuando 3 punti all’interno del paese dove far sostare persone abilitate al primo soccorso e dotate di defibrillatore. L’ambulanza sarebbe stata pronta ai piedi del paese come ogni anno, a 20 mt dal centro storico.

L’unica cosa che rimaneva esclusa, nonostante gli enormi sforzi profusi, era la sicurezza degli spazi pubblici (vicoli, scalinate, muretti, corsi d’acqua) per la quale ci siamo proposti di ovviare mettendo a disposizione un gruppo di stuart nei punti più sensibili. Ma tutto questo non è bastato, perché il Comune ha posto quale condizione insuperabile per poter procedere, un’assunzione di piena responsabilità da parte degli organizzatori anche per questi spazi. Ognuno ha il suo pensiero...ma crediamo che rendere “a norma” un paese di origine medievale è impresa impossibile per un’associazione di volontari...prendersi la responsabilità per mancanze infrastrutturali di pubblici spazi altrettanto impensabile...condizionare la fattibilità di un evento a richieste impossibili da soddisfare equivale a negarne la possibilità"

Vi lasciamo con questa riflessione: non riusciamo a capire come mai la sicurezza di quegli stessi punti all’interno del paese non rappresenti assolutamente un problema nel corso di 363 giorni l’anno (nonostante l’enorme afflusso di persone anche superiore al presepe, come per 25 aprile, 1 maggio, ferragosto ecc.), mentre nelle due giornate del presepe diventa responsabilità esclusiva dell’organizzatore. A questo punto ci viene da pensare che tutti gli eventi storici a cui siamo tanto affezionati possano essere, d’ora in poi, messi in discussione”.

 

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