XXV° Fondazioni Casse Risparmio Umbre, celebrato con mostre in tutta la regione.
di Enrico Sciamanna.
Tra i molti meriti che ha questo spiegamento di forze delle Fondazioni Casse di Risparmio umbre, mentre celebrano il venticinquennale della loro autonomia, c’è sicuramente quello di aver portato alla luce in maniera duratura una grande quantità di opere che altrimenti giacerebbero indisturbate in caveaux o in stanze inaccessibili ai più. Sono parecchie migliaia, molte delle quali ospitate in prestigiose architetture: un bene immenso, come ci propone il titolo “Un Immenso Bene Umbro nel racconto delle Fondazioni di origine bancaria”, l’ultima mostra ad essere inaugurata il 9 maggio ’17 alla sala dei Notari a Perugia, allestita nel prestigioso Palazzo Lippi Alessandri, in Corso Vannucci, 39, fino al 29 ottobre con l’intervento di Vittorio Sgarbi.
L’enfasi maggiore però è dedicata a “Da Giotto a Morandi. Tesori d'arte di Fondazioni e Banche italiane”, dall’11 aprile al 15 settembre 2017 a Palazzo Baldeschi al Corso, una delle mostre più attese dell’anno, recita lo slogan e che viene presentata a Palazzo Venezia di Roma, sede dell’associazione Civita. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia è organizzata con competenza e impegno, qualità profuse anche nelle altre due mostre, dalla Fondazione CariPerugia Arte. Su di essa risuonano le parole del curatore Vittorio Sgarbi: “Non chiamiamola mostra, sarà come varcare le porte di un grande museo nazionale, come visitare la Galleria degli Uffizi di Firenze o il Museo di Capodimonte di Napoli”. Sgarbi evoca le raccolte di due prestigiosi musei italiani per descrivere la selezione che comprende circa 90 opere d’arte provenienti dalle raccolte di Fondazioni e Banche italiane, un percorso che raccoglie sette secoli di storia dell’arte e che aprirà un varco per meglio comprendere le vicende economiche e culturali che stanno alla base del fenomeno del collezionismo bancario,
Dal fatto che parte dei proventi verranno destinati al recupero di beni storico-culturali danneggiati dai recenti eventi sismici, l’iniziativa si connota di un senso chiaro: al di là dell’atto munifico, si intende collegarla alla ripresa dell’interesse nei confronti delle zone colpite direttamente e indirettamente, il cui mentore è Sgarbi.
Il 2 maggio alle 16,30 a Gubbio, ancora alla presenza del medesimo curatore Vittorio Sgarbi, c’è stata l'inaugurazione della mostra con la Collezione Rimoldi “De Chirico, Sironi, Depero.... Le Regole alle Logge": 43 opere provenienti dalla Casa delle Regole di Cortina d'Ampezzo, esposte presso le Logge dei Tiratori fino al 5 novembre, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, alla cui Presidenza Giampiero Bianconi ha da poco avvicendato Carlo Colaiacovo, la cui figlia Cristina ne è comunque vice presidente.
Una costante che non sfugge quindi è la scelta di Vittorio Sgarbi quale testimonial delle attività artistico – culturali umbre, anche in funzione di un rilancio del turismo in sofferenza a causa degli effetti indiretti del terremoto.
Tutto bene. Tre mostre a cura di fondazioni bancarie benemerite sia nel campo della raccolta delle opere d’arte sia nella messa a disposizione per il pubblico, secondo una filosofia che tiene conto dell’importanza dell’arte in ragione della crescita della società, anche se la posizione del nuovo presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Giampiero Bianconi, lo dichiara apertamente lui stesso, è attestata soprattutto sull’attenzione nei confronti degli svantaggiati, anche quando le mostre sono il fulcro dell’interesse.
L’arte e Vittorio Sgarbi come suo declinatore, sono stati dunque scelti come testimonial della ripresa turistica e psicologica dell’Umbria. Sulla necessità e sull’opportunità non ci sono dubbi, l’efficacia sarà tutta da dimostrare. Tutte le iniziative ruotano intorno all’ineffabile Vittorio, generosissimo nella loquela, in simmetria con la munificenza dei finanziatori, che propone, sceglie, illustra le esposizioni (per inciso è stato anche precettato per parlare della Spogliazione nell’arte, nel santuario omonimo fondato da vescovo di Assisi Domenico Sorrentino, mentre ha già fatto un’incursione nelle Marche per Rinascimento, anche questa con finalità analoghe). E si sa che se sul tavolo a cui sei invitato trovi tra le posate un cucchiaio, devi prepararti a mangiare la minestra. La pietanza è Sgarbi che appare indicatissimo per trattare argomenti che scaturiscono dalle collezioni delle fondazioni, in massima parte relative a secoli passati, perché usa linguaggio e pensieri connessi con una visione del mondo retriva e luogocomunista. Così come è la sua concezione dell’arte. Infatti la sua Weltanschauung la squaderna, facendo precedere le illustrazioni di opere e artisti, che lui chiama contemporanei pur appartenendo al Novecento, con processi sommari alla società e battute da spaccio di caserma, anche se il militare non l’ha neppure fatto. Le sue considerazioni sull’handicap, sugli omosessuali, sulle rapine e la difesa dai rapinatori, oltre a essere prevalenti sul tema e divergere totalmente dal contesto, sono eccentriche rispetto al politicamente corretto e sono non solo improprie ma insulse. Ma tant’è, sembra proprio che sia stato individuato come base per il rilancio dell’economia turistica, in ragione della sua visibilità. Speriamo che almeno sotto questo aspetto funzioni.
A Gubbio c’erano centinaia di persone e molti sono rimasti fuori. Nessuna meraviglia: bella giornata, mostra di un certo interesse, bella gente, soprattutto, forse, buffet nel chiostro della chiesa di S. Francesco. Per di più c’era, per eugubini e non, la possibilità di vedere la risistemazione delle Logge dei tiratori della lana su cui insiste una controversia e per la quale si rimanda a Micropolis, Il viaggio Giugno 2016, facilmente ricavabile dall’archivio sul sito del giornale. Non altrettanti, seppure numerosi, alla sala dei Notari per un “Immenso Bene…”, ma i fattori di attrazione erano diversi. E, mentre per la mostra di Gubbio il catalogo, modesto e con un risicato apparato critico, appariva tutto sommato dignitoso, per quella di palazzo Lippi è stato predisposto poco più di un dépliant, ne faceva notare l’esiguità lo stesso Sgarbi. Per “Da Giotto a Morandi” un corposo volume, all’altezza del valore della proposta, un apparato di schede accurate e una rassegna completa delle 90 opere riprodotte con acribia cromatica notevole, un corredo prezioso per gli studiosi e gli appassionati.
Nel complesso va riconosciuta la qualità dell’iniziativa e l’eccellenza delle intenzioni, così come va detto che una tale quantità di opere d’arte messe insieme, a portata di mano per cittadini e turisti, nonché studiosi, rappresentano un bene, se non immenso, notevole. Ma è d’obbligo, a mio avviso, una considerazione a margine, che scaturisce da un confronto, forse non del tutto proprio, per cui si invita il lettore a fare la dovuta tara: proprio quest’anno Documenta Kassel e Biennale di Venezia coincidono; lì l’arte odierna si propone in modo perentorio al mondo, sfidando ragionamenti pigri e pregiudizi. Andando indietro nel tempo o guardando all’oggi, viene in mente un cospicuo investimento sul contemporaneo, non dico confrontabile con le due citate realtà, ma qualcosa che mobiliti spiriti svegli, almeno da fuori regione? Vogliamo continuare a vedere Sansebastiani trafitti, languide Maddalene e Cleopatre e montagne verdi e sentirci rappresentati da queste rappresentazioni?

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