PERUGIA - Particolarmente seguito nel salone degli Umbri e degli Etruschi del Museo archeologico nazionale dell'Umbria, a Perugia, l'incontro con Adamo Scaleggi, secondo appuntamento del ciclo "Il mestiere di archeologo" organizzato dalla direttrice Luana Cenciaioli. Con eloquio brillante e ricorrendo alla sua lunga esperienza, Scaleggi si è soffermato sulla figura del restauratore archeologico partendo dall'antichità e smentendo alcuni luoghi comuni come quello, dovuto al Winckelmann, secondo cui le opere greche o romane erano prive di colore. Il Partenone (edificato nella seconda metà del V secolo a.C.) presentava, ad esempio, una ricchissima policromia, in cui prevalevano soprattutto il rosso, il giallo (che in lontananza dava effetti dorati), il blu. Non si parla molto del restauro nel mondo antico, eppure la 'vulgata' secondo cui sarebbe privilegio dell’era moderna risulta storicamente infondata. Già gli Etruschi sapevano come riunire le parti lesionate delle opere con tecniche raffinate, stando bene attenti a non alterare i segni autografi dei maestri che le avevano realizzate. Nel periodo rinascimentale e nei secoli successivi, come nel Seicento, erano gli artisti ad essere chiamati a cimentarsi nel delicato lavoro di restauro di testimonianze giunte dal passato. Ma non sempre l'incarico veniva accettato. È noto il rifiuto opposto a Giulio II da Michelangelo, tra i pochi in grado di fare risaltare il vigoroso chiaroscuro della statuaria classica, che si rifiutò di intervenire sul Laocoonte. Si dovette ripiegare, alla fine, sul Montorsoli. Nel Seicento, artisti come Gian Lorenzo Bernini e Alessandro Algardi accettarono, invece, di misurarsi con l'antico. Si pensi all'Ares della famiglia Ludovisi: un personaggio privo d'identità venne trasformato dal Bernini in Marte, reinventando in tal modo il passato. Come e più del Bernini, altri artisti (basti tra tutti Orfeo Boselli) sostennero l'esigenza di immaginarsi, idealizzandolo, il passato Dall'Ottocento ad oggi il restauratore ha finito per acquistare una propria autonomia e un proprio, specifico, ruolo. Oggi la chimica, la mineralogia, la metallografia unite alla tecnologia più avanzata hanno aperto nuove frontiere anche in questo ambito di ricerca. Tutt'altro che obsoleto, il restauratore vede pertanto spalancarsi prospettive fino a non molti anni fa impensabili. Prossimo appuntamento venerdì 9 giugno con Riccardo Massarelli che ci insegnerà a "leggere etrusco".

 

 

 

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