Castiglione del Lago/ Il fascino di Anna Maria Ackermann con le sue “bugie”
CASTIGLIONE DEL LAGO - Una ricevimento particolare quello che il pubblico presente ha potuto vivere venerdì 2 settembre a Castiglione del Lago. La cornice storica dell’evento, il Palazzo ducale della Corgna, che da secoli da lustro al capoluogo lacustre con la sua splendida architettura manierista.
Una serata di prosa all’interno della settimana dedicata al Festival di Musica Classica che da anni grazie all’impegno della Direttrice Artistica Marzia Zacchia Crispolti e l'assessore alla cultura Ivana Bricca, caratterizza l’estate castiglionese. Protagonista Anna Maria Ackermann e le sue "bugie". A farle da spalla, l’attore teatrale Raffaele Mancini. Uno spettacolo tutto giocato sull’ironia e dedicato alle donne. «Gli attori sono tutti dei gran bugiardi - afferma la Ackermann - bugiardi incalliti e incorreggibili e vi invito a non fidarvi troppo. Con le mie "bugie" ho cercato di vedere la donna, presentata come martire, perseguitata e oltraggiata, con un occhio ironico e dissacratorio, senza voler sminuire la portata dei drammi che in verità si consumano ogni giorno in Italia e nel mondo. Ho voluto parlare di noi donne senza pietismi e lacrimazioni: noi donne sappiamo difenderci bene se serve».
Raffaele Mancini ha punzecchiato l’attrice con domande e battute anche un po' cattive e provocatorie per distruggere questi miti della donna, con particolare riguardo alla donna attrice, bella, brava, virtuosa, fedele, mamma meravigliosa. Ne è uscito fuori un quadro diverso, sorprendente e inconsueto, di donna della porta accanto che si trasforma quando si apre il sipario.
«Ma non è vero che siamo sempre bugiardi - controbatte Raffaele Mancini - e sicuramente Anna Maria non lo è. Vero è, invece, che il teatro è bugiardo, il teatro è finzione ma non sempre gli attori sono bugiardi. In questo spettacolo Anna Maria è aperta e molto sincera e io ho l'onore di accompagnarla e farle da spalla, al servizio delle sue idee».
In chiusura l’Ackermann, ha voluto raccontare teatralmente, la vicenda sempre affascinante di Ulisse e Penelope. Una storia d’amore che a pensarci bene, molto della sua mitologia ha a che fare con grandi storie d’amore. E di attesa. Si sfidano mille imprese eroiche, destini difficili, ostacoli insormontabili … alla fine, ci si ricongiunge.
Una narrazione che fa intravvedere come poter sopravvivere, e accogliere il sentimento lacerante legato alla solitudine. I ricordi, la memoria dei momenti passati insieme, serbatoi di piacere, da difendere anche dai propri pensieri, quelli legati alla frustrazione e alla rabbia, allo scoraggiamento e alla percezione del vuoto. Ma lei ha voluto raccontare recitando questa storia che ha affascinato tutti noi a scuola, da un altro punto di vista, quello di Penelope per niente disposta a subire l’attesa nella fedeltà, insomma in quel ruolo che la cultura da sempre relega le donne. Ma al contrario ha raccontato di una Penelope che mette Ulisse dinanzi a quello che può essere considerato certamente un suo egoismo. Un Ulisse malato di protagonismo, nei confronti del quale Penelope frappone il valore della famiglia, dei figli, degli affetti coniugali, come valori assoluti che devono governare la vita di relazione. Insomma, un’interpretazione non convenzionale, ma che ha suscitato ugualmente emozioni profonde nell’animo del pubblico.
Renato Casaioli




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