Parto dall’ultimo episodio di questi giorni, che ha visto  morire un giovane ospite di Fermo per essersi opposto all'insulto razzista nei confronti della propria compagna. La riflessione è la seguente: Com’è possibile che tutto ciò accada? E perché tanta violenza ingiustificata sulle donne?

E' necessario ripartire dai giovani, dalle nostre scuole per introdurre nel processo formativo l'esigenza di acquisire una cultura collettiva che metta al primo posto il rispetto reciproco dell'uno verso l'altro. Il processo, ovviamente, chiama in causa la famiglia e la scuola. Non si può infatti far finta di ignorare che il problema risieda nella carenza educativa dei nuclei principalmente deputati a forgiare le coscienze giovanili, a cui si aggiunge, non ultima, l'attuale società, ove intemperanze, atteggiamenti anormali, sintomi di violenza e di sopraffazione sono imperanti e alla ribalta di quasi tutti i notiziari. In conseguenza di ciò si è persa l'abitudine a controllare civilmente il dissenso e la propria opposizione.

Che ci si deve aspettare, d'altronde, dalle manifestazioni di opinioni personali da contrapporre a quelle degli altri se giornalmente in televisione si assiste al turpiloquio, all'offesa continua, alla volgarità becera di sopraffare l'interlocutore alzando la voce? Nessun comportamento sociale è avulso dal tempo che lo vive. Tant'è né basta il richiamo alla moderazione di una voce che si perde nel deserto. Dobbiamo tutti reagire al razzismo, alla violenza sulle donne, al linguaggio sessista puntando sull'educazione, sulla formazione, sui valori collettivi riassunti nei principi della solidarietà, dell'accoglienza e del rispetto delle persone e delle cose. Una società basata sull'egoismo non ha futuro, antidoti efficaci al fenomeno sono l'amicizia e il costruire legami di stima e di considerazione reciproca. Una migliore inclusione sociale e integrazione dei rifugiati  e più in generale dei migranti la si ottiene attraverso il lavoro e l'istruzione.

L’immigrazione è una grande sfida non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa, una sfida che ha come risultato la crescita dell’intera Comunità Europea. Purtroppo, l’opinione pubblica ha una distolta visione del fenomeno dell’immigrazione. Si parla di immigrati solamente quando accadono gravi fatti che minacciano l’ordine pubblico; si parla di immigrati collegandoli alla criminalità organizzata, si parla insomma di immigrati come un “problema”, a ciò, non nascondo, contribuisce l’azione dei mezzi di comunicazione di massa e alcuni partiti politici che cavalcano il fenomeno dell'immigrazione. Da qui la necessità di promuovere un programma di accoglienza dell’immigrato, mirato  a fornire una preparazione linguistica necessaria all'inserimento nel tessuto sociale e lavorativo, a fornire all’immigrato una coscienza civile, basata sulla consapevolezza dei propri diritti e sul rispetto dei propri doveri.

Colui che è razzista, che non rispetta le donne è un coniglio che non ha amici, che è spesso solo e che vuole imporre l'attenzione su di sé, prendendo in giro gli altri e spadroneggiando sui più deboli. C’è bisogno di un cambiamento culturale e nessuna legge, anche la più rigorosa, può contrastare il fenomeno se non è accompagnata da una volontà di cambiamento nel rapporto fra le persone. Occorre una nuova stagione delle relazioni.

Giocondo Talamonti

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