di Isabella Rossi

PERUGIA – Sipario aperto va in scena il dietro le quinte. E apre uno scorcio sui teatri umbri, protagonisti anche quest’anno di una crescita a dir poco suggestiva. Si è passati infatti complessivamente dai 62.115 spettatori della stagione 2014/2015 ai 75.323 della stagione 2015/2016. Da settembre a maggio le recite organizzate nei sedici teatri aderenti al circuito del Teatro Stabile dell’Umbria sono state 327 “più di uno spettacolo al giorno”.

Una stagione di successi, quindi, quella che si sta concludendo al Teatro Stabile dell’Umbria. Anche se ad offuscare il sentimento di orgoglio e giusta soddisfazione del direttore Franco Ruggieri, c’è l’incognita di bilanci che potrebbero non chiudere in pareggio in un futuro non troppo lontano. Se è vero che in Umbria le cifre relative agli incrementi degli spettatori e degli abbonamenti sono da record, gli incassi, da soli, sembra non riescano a saldare i conti di un teatro. A partire da quelli delle utenze fino a quelli organizzativi. D’altro canto, a diminuire nel tempo - ha spiegato il direttore ai giornalisti presenti e all’assessore comunale alla cultura, Maria Teresa Severini - sono stati progressivamente quei contributi del Comune di Perugia che oggi hanno raggiunto la cifra complessiva di circa 300mila euro. E se la richiesta del pubblico, proprio a Perugia, potrebbe riempire il teatro sei giorni su sette, senza altri contributi qualcuno rischia di rimanere fuori. Tanta la richiesta registrata attraverso crescite del numero degli abbonamenti in quasi tutti i sedici teatri.

Un peccato, perché proprio in Umbria – è stato spiegato – non solo il teatro entusiasma ma lo fa trasversalmente.Lo dice il dato sull’alta presenza media dei giovani – “tra le migliori a livello nazionale” -, grazie anche a spettacoli prodotti dal Tsu e ideati, voluti e diretti e recitati da giovani promesse. E’ il caso di Cantico – il cui palco ieri mattina ha ospitato la stessa conferenza stampa –e quello di Thyssen. Lo spettacolo più apprezzato nei teatri umbri è stato invece “La pazza della porta accanto”, un’altra produzione del Tsu.

Gli umbri amano il teatro, dunque, ma non è sempre stato così, ha sottolineato Ruggieri con uno sguardo al passato contadino dell’Umbria e al suo stesso lungo operato. I teatri “oggi elemento fondante di identità culturale delle nostre città”, un tempo si aprivano solo per il carnevale. Dalla civiltà contadina a quella teatrale, insomma, un bel passo da mantenere anche e soprattutto nell’era digitale, dove il contatto diretto è finzione e quello mediato realtà.

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