Le piazze incompiute
Ora si fanno polemiche anche su Piazza Grimana dopo le tante feste per la inaugurazione dei nuovi lavori. Questi perugini si lamentano sempre. Mai soddisfatti. Del resto non era andata meglio a Piazza Matteotti, la prima sulla quale aveva messo le mani la nuova Giunta di Palazzo dei Priori. Forse si sta esagerando. O forse no. Chissà.
Intanto, comunque, bisogna riconoscere la buona volontà, la voglia di fare qualcosa, rimettere le mani in alcuni luoghi simbolo della città antica. E' vero che si è trattato di progetti già pronti nei cassetti da diverso tempo e magari già finanziati ma, insomma, finalmente qualcuno li ha aperti.
A Piazza Grimana c'è questo problema dei cartelli stradali e di quelli luminosi posti all'inizio della zona a traffico limitato. Servono ad avvertire gli automobilisti che in via Battisti ci sono alcune regole da rispettare. Questi cartelli ci sono da molto tempo e appaiono davvero invadenti. Poi c'è di mezzo l'Arco etrusco in alto e il palazzo dell'Università per stranieri in basso. Si dice: una segnaletica così vistosa crea una cesura tra i due punti di massimo interesse della piazza. Impediscono il dialogo, la comunicazione. Vero. Quindi si dovrebbe trovare qualche altra soluzione, magari ridurre, se non si possono proprio eliminare, le dimensioni di questi padelloni. Tutto qui? pare di si. Sarebbe invece il caso di alzare lo sguardo e di riflettere sui lavori che avrebbero dovuto rivoluzionare l'assetto complessivo della piazza. Questo intervento, in pratica, allarga un pochino lo spazio a disposizione degli studenti che escono dall'università e rende il marciapiede davanti a Palazzo Gallenga più praticabile. Poi ci sono, subito dopo, due corsie incassate sotto il piano della piazza per far scorrere il traffico. Una a salire e l'altra a scendere. Queste due nerissime strisce di asfalto parallele come due binari non sono un bel vedere. Sicuramente peggiori dei cartelli di via Battisti. La rivoluzione di piazza Grimana è tutta qui, anche se mettere le mani su un posto così confuso non è semplice. Di questa piazza si è parlato spesso in questi ultimi anni. Sarebbe stato più utile fare un progetto che la ripensasse tutta e non solo un pezzetto. Ora sembra ancora un'opera incompiuta e resta quello che è sempre stata. Una piazza senza identità nonostante la presenza maestosa dell'Arco etrusco e del palazzo Gallenga.
In piazza Matteotti le cose sono andate un po' meglio perché il disordine della sosta delle auto è stato, se non del tutto eliminato fortemente ridotto e ai cittadini è stato restituito uno spazio libero molto importante. Cosa manca ora a questa piazza, la seconda per valore monumentale della città antica? Forse il mercato di una volta, forse la presenza dei sensali e dei mediatori che facevano la spola con via Mazzini, ma queste cose non esistono più. A Piazza Matteotti continua a mancare il senso di sé che è una cosa che non si può più ritrovare quando i luoghi del nostro passato perdono le funzioni che li avevano fatti nascere e vivere nei secoli. Facile dire pensiamo al futuro quando proprio il futuro ha un cuore antico. Però bisogna provarci. Non ci resta altro da fare, anche se i negozi migliori spariscono e non restano che birrerie e fast food.
Piazza Italia non è antica e non è figlia della storia più alta della città. E' la piazza dell'Unità nazionale con il suo monumento a Vittorio Emanuele II, la Banca d'Italia, i palazzi che oggi ospitano le istituzioni degli ultimi due secoli, la Provincia e la Regione, l'albergo più prestigioso, il primo condominio della nuova borghesia cittadina. Eppure gli anni passano per tutti. Così, con il tempo, Piazza Italia si è trasformata in una specie di rotonda per il traffico con i giardinetti in mezzo e le auto in sosta tutte attorno. Doveva regalarci ciò che non troviamo nella città antica. Il verde, le panchine, l'ombra degli alberi e fontane e laghetti. Un luogo di sosta e di riposo alla fine della lunga salita dell'alberata. Ora, se guardiamo all'identità perduta di tre piazze così diverse ritroviamo ovunque la presenza invadente delle auto e le difficoltà di farle convivere con qualsiasi progetto di recupero. Per questo oggi ogni tentativo di rivitalizzare i luoghi del passato, deve mettere in conto un qualche compromesso con le nostre vecchie abitudini ed è per questo che le nostre piazze ci trasmettono un sentimento di precarietà. Sono le nostre piazze incompiute. Luoghi in cerca di un nuovo autore.
Renzo Massarelli




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