Con Braccio è festa tutto l’anno
Qualcuno si ricorderà la ragazza che, appena eletta Miss Italia, a chi gli chiedeva in quale periodo avesse voluto vivere rispose proprio così: "Nel 1942, tanto, come donna, il militare non l'avrei fatto". C'è sempre qualcuno che nella propria vita inciampa su qualche data. Le trasmissioni di quiz televisivi ne sono piene. Una volta un concorrente indicò negli anni '60 il periodo in cui Hitler andò al potere. Può essere che anche a Palazzo dei Priori su questa festa dedicata al 1416 abbiano fatto un po' di confusione visto che quell'anno, nel mese di luglio, le truppe perugine furono sconfitte da Braccio, nato a Perugia ma poi, sin da giovanissimo, impegnato a tempo pieno in guerre a favore di qualche committente.
Gli esperti che hanno tirato fuori dagli archivi questa ricorrenza sanno bene di cosa parlano, quindi non si tratta di confusione. Un assessore ha detto che questa amministrazione somiglia a quella di Braccio. Prima c'era la decadenza poi è arrivata la rinascita. Andrea Romizi come Andrea Braccio.
Questo è dunque il loro paradigma. Tanto che attorno a questa data si sta costruendo una festa mai vista a Perugia. Anzi, è già iniziata, e ogni settimana c'è qualcosa in programma. Dalle gare di scherma con armi antiche a un lungo ciclo di conferenze. L'altro ieri si è parlato alla sala dei Notari di araldica e abbigliamento nell'Italia del XV secolo.
Si andrà avanti sino a giugno, si presuppone, come se in questa città non ci fosse null'altro a cui pensare. Una volta a giugno c'era la Festa Grande, la festa laica della città, sulla quale nessuno aveva qualcosa da dire, se non qualche nostalgico del potere papalino o del ventennio, visto che si trattava di ricordare il XX giugno del 1859 e il XX giugno del 1944.
Adesso arriva questa ricorrenza che ci parla della polvere di Sant'Egidio dalla quale emerse vincitore il condottiero che voleva riprendersi la sua città natale, dei mille morti, del tramonto definitivo della Repubblica perugina e l'ascesa al potere della classe dei nobili.
Ora, quando ci troviamo in qualche altra città e ci chiedono da dove veniamo, ci parlano di Eurochocolate, di Umbria Jazz, del Perugino, delle scale mobili, della Fontana maggiore e da qualche settimana di Luisa Spagnoli, ma il nome di Braccio non viene in mente a nessuno. Eppure dovremo fare uno sforzo di fantasia, concentrarci bene perché il 1416 sarà il nostro marchio di origine con tanto di associazione esclusiva che dovrà esserne proprietaria e custode nel tempo. Più degli etruschi, della città del Duecento, il secolo della Fontana e del Palazzo pubblico, e poi della lunga decadenza iniziata proprio nel Quattrocento e sopravvissuta sino all'Unità d'Italia. Più del Risorgimento e della Liberazione.
A Palazzo dei Priori devono essere davvero convinti di ciò che fanno se spendono così tanti soldi e così tanto tempo per mettere in piedi un corteo in costume e una festa che non finisce mai. Va bene il loro innamoramento per Braccio, si può capire. Braccio è un condottiero vincente e non importa per quale causa. Quelli erano i valori di quel tempo - tutto sommato - non molto diversi da quelli di oggi. Questa è la modernità di Braccio per chi così la vuol vedere.
Certo, quella che ci presenteranno il 12 giugno sarà una città che non abbiamo mai visto. Il cattivo gusto delle "rievocazioni storiche" inventate nel tempo presente non suscita più imbarazzo. Facciamo una festa in costume, cosa c'è di male? Non possiamo star dietro ai soliti cinque gufi che si lamentano sempre, dice il nostro sindaco.
Comunque, a pensarci bene, la città innamorata di Braccio è la stessa, più o meno, che si è opposta a tutte le innovazioni messe in campo nella parte antica della città in questo ultimo mezzo secolo. Compresa la chiusura al traffico di Corso Vannucci nel 1971 e la costruzione delle scale mobili nella Rocca Paolina. Ventimila firme.
Cinque gufi, quindi, che tifano contro? Sono di più, sono di più. Tomaso Montanari, storico dell'arte tra i più conosciuti in Italia ha scritto che "il più grande Luna Park d'Italia è il passato". Specie d'estate quando la penisola è attraversata da decine, forse addirittura da centinaia di "feste medievali". Lo strepitoso successo di questo supermercato del passato ha cominciato a influenzare quella che gli economisti della cultura chiamano "valorizzazione" (…) del nostro patrimonio culturale. Cioè la sua trasformazione in un prodotto commerciale. In un brand. Questo dice Montanari.
Poi ci sarebbe Alberto Grohmann, docente all'università di Perugia e autore di numerosi libri sulla storia di Perugia e sull'economia nelle città del medioevo europeo. Uno studioso che rappresenta una ricchezza straordinaria per la cultura perugina e che, parlando di questo 1416, ha scritto così sul web: "Ho cercato in tutti i modi di tenermi fuori da questa assurda pagliacciata! Nessuno storico degno di questo nome può condividere la manifestazione che si vuol fare a giugno ". E poi ancora: "Festeggiare l'arrivo a Perugia di Braccio sarebbe come se l'Italia invece che l'Unità nazionale volesse festeggiare la sconfitta di Caporetto". Amen.
Renzo Massarelli

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