Televisione e giornali annunciano ogni giorno nuovi scandali ai quali ormai siamo abituati, quasi fossero il naturale companatico del nostro pane quotidiano: truffe, appalti truccati, politici inquisiti piombano nel nostro presente quasi fosse giunta sulla terra una novella Pandora a scoperchiare il vaso dove erano racchiusi tutti i mali.

Nella mitologia greca, il vaso di Pandora è il leggendario contenitore di tutti i mali che si riversarono nel mondo dopo la sua apertura dovuta alla curiosità di una fanciulla, Pandora, sebbene le fosse stato raccomandato di tenerlo ben sigillato.

Secondo il mito narrato dal poeta greco Esiodo (VIII sec. a. C.), Pandora è la prima donna apparsa sulla terra. Zeus, re degli dei, irato con Prometeo che aveva donato il fuoco agli uomini rubandolo dalle sedi celesti dell’Olimpo, non contento della punizione che gli aveva inflitto - lo fece incatenare sul Caucaso con lacci d’acciaio e inviò un’aquila a divorargli il fegato che sempre ricresceva, rinnovando il supplizio -decise di punire anche la stirpe umana, felice per il dono del fuoco, mandando sulla terra un dono portatore di disgrazie, una donna.

Zeus ordinò al dio Efesto di plasmare con argilla e acqua una figura che avesse sembianze umane e il volto di una leggiadra dea. A lei ogni dio dell’Olimpo fece un dono per questo si chiamò Pandora che in greco significa “colei che ha avuto tutti i doni”: Efesto che la costruì le diede la bellezza, le Grazie la Persuasione, le Ore l’adornarono con monili d’oro e di fiori, Atena la rese abile nel tessere e nelle arti domestiche, Afrodite le concesse l’avvenennza e ogni erotica attrattiva, ma il dio Ermes pose nel suo cuore la scaltrezza e pensieri malvagi, e sulle sue labbra frasi tanto seducenti quanto ingannevoli, poi per ordine di Zeus la condusse sulla terra presso Epimeteo, fratello di Prometeo che s’invaghì subito di lei e decise di sposarla nonostante il fratello lo avesse avvisato di non ricevere alcun dono che provenisse da Zeus.

Non è chiaro nel racconto di Esiodo se fosse un dono di Zeus il leggenario vaso o se già fosse sulla terra. Comunque Pandora, curiosa, alzò il coperchio liberando così tutti i mali che si sparsero per il mondo. Sul fondo rimase soltanto la Speranza, che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso si fosse richiuso.

Fino a quel momento l’umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di ogni sorta, gli uomini erano immortali, proprio come gli dei. Dopo la sciagurata curiosità della donna, divenne un luogo desolato e inospitale. Si compiva così il destino di Pandora, quello per cui era stata creata, cioè per rendere dolorosa la vita degli uomini. Con il mito di Pandora la responsabilità di aver cambiato la vita dell’uomo e di averla resa amara e dolorosa è dovuto alla disobbedienza e alla curiosità femminile.

La misoginia del resto è una caratteristica di molte società arcaiche, anche quella della Grecia antica. Omero presenta la guerra di Troia come conseguenza del tradimento di Elena, e in Esiodo troviamo una polemica aspra nei confronti delle donne, a partire dalle conseguenze della creazione di Pandora, la prima donna:

 

Da lei derivò la stirpe di tutto il genere femminile,

da lei discese la nefasta e sciagurata razza delle donne

che hanno dimora fra gli uomini, grande sventura per loro:

non sono compagne nella povertà ma nell’abbondanza.

[…] Zeus alto tonante fece, a danno degli uomini,

le donne, compagne di opere moleste;

e altro male inflisse, al posto di un bene.

 

Con queste parole il poeta greco Esiodo - nella sua “Teogonia” un’opera che narra la genealogia degli dei - presentò le donne affermando che sono una rovina inevitabile per gli uomini: per loro la vita è un malanno sia con la donna sia senza di lei:

 

Colui che fugge le nozze e le moleste opere delle donne

non si sposa e giunge alla triste vecchiaia

privo di sostegno; nulla gli manca,

ma alla sua morte i lontani parenti

si divideranno i suoi beni. Chi si sposa,

anche se trova una buona moglie, saggia nel cuore,

per tutta la vita bilancia il bene con il male.

Ma chi s’imbatte in una schiatta funesta,

vive tenendo nel petto un dolore incessante, 
 nel cuore e nell’animo, e non c'è rimedio al suo male.

 

Ogni cultura e ogni religione deve fare i conti con la creazione della prima donna: in quella biblica fu Eva, per quella greca tale ruolo ingrato fu riservato a Pandora. Come Eva fu in gran parte responsabile della cacciata di lei e di Adamo dall’Eden, così Pandora fu causa della presenza del male nell’esistenza umana. Il mondo cambiò, diventando un luogo poco ospitale, desolato, duro. E gli uomini divennero individui molto diversi dagli dèi, ridotti a “esseri terreni” vittime di tutti i nuovi mali mescolati tra loro.

Alla diffusione dei mali sulla terra, dovuto all’apertura del vaso da parte di Pandora, corrisponde nel mito biblico la vicenda di Eva. Esiodo riferisce che i mali liberati da Pandora portarono ai mortali “affanni e lutti”, accorciando le loro vite nel dolore e nella sofferenza, il Dio dell’Antico Testamento, dopo che Eva spinse Adamo alla disobbedienza, cacciò entrambi dal Paradiso e li pose sulla terra che da quel momento “germoglierà spine e cardi” ed essi conosceranno la malattia, la vecchiaia e la morte, e ciò richiederà l’introduzione della sessualità e della riproduzione. Di tutto questo, la donna fu tramite e strumento.

Per tornare a Pandora, solo quando ella aprì di nuovo il vaso e fece uscire la Speranza, le cose migliorarono: l’uomo, tra mille difficoltà, riprese infine a vivere e a sperare nel presente e nel futuro. Resta però un dubbio: perché la Speranza era insieme ai mali, se poi diviene per gli uomini il rimedio per tollerare i mali stessi? Forse perché per il poeta la Speranza illude e non sempre compie ciò che l’uomo vorrebbe.

Il mito di Pandora ha varie versioni, ma tutte assegnano alla curiosità femminile la grandissima colpa di aver reso dolorosa la vita dell’umanità. Pandora è l’archetipo e l’antenata di tutte le donne, genere creato dalla divinità con il proposito di procurare il male e la rovina agli uomini.

Qualche secolo più tardi il poeta Semonide, il cui misogenismo ricorda quello di Esiodo, nella “Satira contro le donne”, il suo testo piu ampio che ci sia giunto, traccia una tipologia dei difetti attribuiti al sesso femminile, facendo derivare dieci tipi di donne da altrettanti animali quindi portatrici dei loro vizi. Un tipo solo di donna è augurabile per un uomo, quella che Zeus ha creato dall’ape: lavoratrice e assennata, e una benedizione per il patrimonio e per la casa di chi ha la fortuna di trovarla e farla sua. Nonostante questa rara eccezione, Semonide conclude il suo componimento, proclamando che la donna é il peggiore tra tutti i mali che Zeus ha imposto al genere umano:

 

Zeus ha infatti creato questo sommo malanno,

le donne, e quand’anche possa parere

ch’esse siano utili a qualcosa,

per chi le ha con sé, non sono altro che malanno,

nemmeno un giorno intero potrebbe passare sereno

chiunque si trovi a vivere con una donna.

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