Il rischio di sentirci dire che non ce ne va bene una è molto forte. Chi governa però non si può lamentare più di tanto. I perugini mugugnano spesso ma poi si adattano e lasciano perdere. Dunque, avere qualcosa da dire sull'asfalto che viene steso lungo le strade non dev'essere una cosa molto popolare. I soliti criticoni. Meglio non aver niente da dire allora sull'asfalto, solo che c'è asfalto e asfalto, strade e strade. Quelle di Perugia erano un disastro, piene di buche e di insidie per le gomme delle auto ma anche, in qualche caso, dei pedoni. Ora il comune di Perugia, la Provincia o l'Anas, a seconda delle competenze, si sono mossi dopo un lungo periodo, dicono, di limiti di cassa. Insomma, non c'erano i soldi. Adesso l'amata striscia nera ritorna qua e là più bella e levigata che mai. Tutto bene allora? Beh, qualcosa ci sarebbe da aggiungere. Questo catrame viene molto spesso steso a freddo e deposto sopra quello che c'era prima. Così dopo un po' salta di nuovo e ci ritroviamo come prima.

Poi c'è il problema della pavimentazione nel centro antico. Una volta le strade erano di terra e le case di legno. La più bella e più grande Perugia del Medioevo era di pietra, città murata, e le stesse strade lastricate. Almeno la gran parte. Questo modo di fare non si è perso con il passare del tempo anche se fino all'Ottocento la polvere non è mai mancata. In ogni caso la pietra è stata la regina, non solo delle vie regali, ma anche dei vicoli. Alla fine degli anni settanta c'era un piano che prevedeva il rifacimento di tutte le strade storiche, grandi e piccole. Pietra serena e mattoni rossi secondo la gerarchia delle vie che, a Perugia, tutti conoscono. Poi è arrivata la necessità del risparmio. Fare le cose in fretta e farle così come viene. I più solerti nel riscoprire il catrame sono stati i presidenti delle circoscrizioni lasciandoci vicoli orrendi ma lisci come un biliardo, finché é durato. Era un modo, pare, per prendere più voti. Come portare il breccino nelle vie bianche delle frazioni alla vigilia delle elezioni. Questo andazzo ha assunto poi ritmi insopportabili. Basta guardare piazza Morlacchi che sembra un lago di petrolio o una piazzetta deliziosa dalle parti di via della Viola che si chiama San Giovannino del Fosso, ma sono solo due esempi. Trasformare però in un torrente nero persino via Bartolo che scorre in discesa dal Duomo a Piazza Grimana è stata davvero un sorpresa. Il catrame sopra le vecchie pietre come soluzione di tutti i nostri disagi, è questo il cinismo beffardo del nostro modo di affrontare i problemi e chiuderli con poca spesa. Così, finiamo con il cancellare un po' alla volta la grande eredità del medioevo mentre progettiamo il Museo del Medioevo. Intanto si sta lavorando all'ineffabile idea del corteo che dovrebbe celebrare "Il più grande umbro di tutti i tempi" e le sue gesta vittoriose.

Perugia è disposta sopra i suoi tre strati millenari. Quello etrusco, quello romano e quello medievale. Ora basta scavare per trovare, nelle strade, la terra battuta, il pavimento in pietra, e il più pratico catrame, figlio della civiltà del petrolio. Abbiamo aggiunto uno strato tutto nuovo e sepolto una grande storia artigianale. Mantenere sempre nuova, grazie alla manutenzione permanente, la bellezza di una città. Questo si dovrebbe fare.

Figuriamoci, c'è ancora chi si chiede dove sia finito il milione di euro concesso dal ministero dei beni culturali alle città che hanno concorso, come finaliste, alla nomina di capitale europea della cultura. Siena, Ravenna, Cagliari, Lecce hanno presentato il loro bilancio con le relative spese. A Perugia niente trasparenza. Da quel poco che si può capire si tratterebbe in gran parte di spese già programmate da tempo, qualcosa di nuovo, e poi un occhio di riguardo per amici benestanti ma assai bisognosi. Hanno seminato come si fa con il grano. A pioggia e con poche idee. Il fatto è che non val la pena cercare un linguaggio nuovo nel settore degli investimenti per la cultura. La nuova amministrazione è povera, dicono, e carica dei debiti di quella di prima e poi, con il poco tempo a disposizione, non si poteva fare di meglio. Sì, ma cosa?

Il tutto è come il corteo "storico". Si farà ma con quali fondi non è chiaro. Ci sarà da concorrere per un Palio ma qual è la sfida? E i rioni quali sono? Per ora abbiamo soltanto un numero certo sul quale puntare. Il 1416, che al gioco del lotto non accettano. Così, meglio dedicarsi ai lavori pubblici. Come hanno fatto in via Bartolo. Quintali di asfalto sopra la nostra storia. Per un anno stiamo tranquilli, poi, quando torneranno le buche, si metterà qualche toppa. La storia è sempre stata piena di buchi che non abbiamo ancora colmato. Uno in più non ci cambierà la vita.

Renzo Massarelli

Condividi