PERUGIA - Il titolo di “decano” dei titolari e addetti ai negozi di ferramenta in Umbria assegnato a Terzilio Romani non gli spetta per motivi anagrafici, ma per anzianità di lavoro nel settore. Nato a Perugia nel 1944, quindi nel secolo scorso – questo per dare ancora più significato alla parola “decano”- ha iniziato a lavorare, o meglio ad aiutare il padre, all'età di 8 anni.

Era addetto allo “strappo”, un elemento dell'aratura dei campi con l'aratro trainato da una coppia di buoi maremmani. Terzilio precedeva i buoi tenendo una corda fissata al giogo, strumento di legno che attaccato alla bure o timone e posto di traverso sul collo dei due buoi li accoppia. La cordicella non serviva a tirare ma aveva il compito di essere una guida o uno stimolo al procedere delle bestie e dell'attrezzo. Il padre guidava l'aratro tenendo con le mani i supporti e le pariglie o i “paiali”, come si dice in Toscana, dei buoi con le quali, come un timone, si controllava la direzione dell'aratro.

Era un “lavoro” piacevole, un pratico doposcuola, se non altro, per imparare i rudimenti di una delle attività di chi lavorava la terra. A dieci anni dopo la scuola, il pomeriggio, oltre ai compiti, Terzilio andava a garzone in un negozio di alimentari imparando così le tecniche e il mestiere del commerciante.

Terminata la scuola dell'obbligo e con l'esperienza del negozio di alimentari, Romani scelse di lavorare, come dipendente, in una ferramenta prima come apprendista e poi come addetto alle vendite e alle incombenze offerte alla clientela dal negozio. Un lavoro impegnativo, piacevole e vario cui si appassionò dal primo giorno fino a tutto il 1979.

Nel 1980 la decisione di aprire un negozio di ferramenta in proprio a Ponte San Giovanni: FERCORT il nome dato all'attività gestita prima da solo, poi insieme con un socio scomparso pochissimi anni fa. “Un lavoro interessante e vario che non consiste solo nella vendita – ci dice con calore Terzilio -  ma anche nella soddisfazione di dare consigli e di aiutare clienti che magari vogliono fare da soli piccoli lavori casalinghi o di semplice artigianato nel settore del legno e del ferro”.

Oggi è ancora dietro il bancone (la foto lo ritrae mentre duplica una chiave) ma non solo per servire e soddisfare le richieste del cliente affezionato, ma per avere con le persone un contatto diretto, quel contatto che aveva anche con i giovani quando era uno degli allenatori di una squadra giovanile della gloriosa Ponte Vecchio. La pensione? “Ne parleremo, adesso devo servire questa signora che mi chiede dei supporti moderni per le tende del suo appartamento”.  

gino goti

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