GUBBIO - “…Solo i distruttori d’Italia possono avere interesse a farci credere che la salvaguardia dell’antico è opera puramente passiva e di conservazione. Solo menti retrograde arrivano a pensare che si possano attribuire ai nuclei antichi, straziandone il tessuto, capacità e funzioni proprie dell’urbanistica moderna. Solo i vandali possono pretendere che la città moderna nasca dalle macerie della città antica. Dobbiamo inchiodarci nel cervello la convinzione che la salvaguardia integrale del vecchio e la creazione del nuovo nelle città sono operazioni complementari, due momenti indissolubili dello stesso procedimento, che antico e moderno hanno prerogative materiali e spirituali distinte e vicendevolmente necessarie…Insomma, solo chi è moderno rispetta l’antico, e solo chi rispetta l’antico è pronto a capire la necessità della civiltà moderna”.

Con queste parole di Antonio Cederna, tratte dal suo libro "I vandali in casa" si è chiusa giovedì pomeriggio, nei locali del convento di S. Francesco che ospitano la mostra del Comitato dei beni culturali di Gubbio “Le Logge della Bellezza”, la conferenza dell’architetto urbanista Vezio De Lucia, presidente dell’Associazione Bianchi Bandinelli.

Autore di testi come “Nella città dolente: Mezzo secolo di scempi, condoni e signori del cemento”, De Lucia, premio Antonio Cederna per l’urbanistica 2006 e premio internazionale di ecologia VAS nel 2014, ha voluto sottolineare come il lavoro del Comitato cittadino che intende proteggere le Logge dei Tiratori dalla “vetrificazione” minacciata dalla Fondazione Cassa di Risparmio che ne è venuta in possesso, sia in realtà un lavoro veramente rivoluzionario, perché oggi più che mai “valorizzare” significa innanzitutto “tutelare” e “rendere fruibile”, e non si può più considerare, come erroneamente è stato fatto negli anni del boom economico e nei decenni successivi, “valorizzazione” come alterazione se non distruzione dei luoghi.

Tutela e fruizione contrastano in modo stridente con cementificazione e privatizzazione selvaggia, con la mancanza di rispetto del carattere proprio degli edifici, della loro peculiarità estetico-architettonica e del loro rapporto secolare e armonico con la città.

Devono essere le nuove funzioni a doversi adattare al monumento che si vuol rendere fruibile e non viceversa.

Nell'immagine "Non ci resta che piangere" un'opera di Vittoria Aphel

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