Crudele Amore, a quali eccessi non spingi il cuore dei mortali!
Il verso di Virgilio Crudele Amore, a quali eccessi non spingi il cuore dei mortali! (Eneide, IV, 412) possiamo pronunciarlo anche oggi con duplice riferimento: alla passione amorosa e al desiderio sessuale. Scorrendo i testi letterari dei massimi autori latini si nota come essi cantassero l’amore e la sessualità senza timore di rappresaglie del potere e come quei temi costituissero alta poesia o violenta satira.
Il commediografo Plauto (250-184 a.C) a continuo contatto con un pubblico voglioso di divertimento anche crasso e realista, sfuggì a ogni imposizione di castigatezza: nelle sue commedie l’insulto frequente e la trivialità delle parole danno vita alla scena, rammentano all’uomo la sua corporeità e la esaltano. Nessuna censura penale colpì più tardi, nell’età di Cesare e di Augusto, Catullo, Orazio, Virgilio, Tibullo, Properzio per aver cantato liberamente i loro incontri amorosi, eterosessuali e omosessuali.
Con Ovidio siamo nel vasto mare delle emozioni e dei giochi sessuali di conquista e di seduzione di cui il poeta si propone d’insegnare tecniche e strategie. I suoi Amores costituiscono un catalogo di rapporti erotici raccontati con assoluta disinvoltura. Egli incorse nell’ira di Augusto che lo condannò alla relegazione perpetua, ma furono piuttosto ragioni politiche la causa di questa inflessibile decisione. I latini erano dunque quasi per nulla inibiti in materia sessuale e l’ampia sfera di manifestazioni affettive e comportamentali inerenti l’amore prescindeva dal fine della riproduzione.
La società romana non conosceva il dubbio del peccato, l’amore era dimensione terrena dell’uomo e quello che noi, repressi dalla morale cattolica, consideriamo ancora oggi osceno, per i nostri antenati latini era vissuto con molta naturalezza e poteva trasfigurarsi diventando poesia o letteratura.
Non era stato sempre così. Al tempo della Repubblica anche la vita privata del cittadino era sottoposta al controllo dello Stato. Per questo furono istituiti i censori ai quali i cittadini romani dovevano rendere conto della loro attività sia pubblica che privata. A partire dal secondo secolo a.C. con l’espansione territoriale, la società romana subì profondi sconvolgimenti: il contatto con la civiltà greca introdusse usanze provenienti dall’Oriente e di conseguenza una decadenza dei valori morali su cui si fondava la Repubblica. Gli ambienti più conservatori si scagliarono contro le culture extra-romane, accusate di corruzione, di indecenza, di immoralità e di abbandono del mos maiorum, “il costume degli avi”.
Le relazioni omosessuali, chiamate il vizio greco, si diffusero rapidamente, del resto l’amore fra individui dello stesso sesso era presente anche nella mitologia: frequenti erano i rapporti tra divinità di sesso maschile e giovani mortali, tanto per fare un esempio l’amore fra Giove e il giovane Ganimede.
Per frenare questo diffondersi di sessualità “deviata” i consoli romani promulgarono (149 a.C.) la Lex Scatinia: nel rapporto omosessuale tra un adulto e un puer libero, l’adulto era condannato a una sanzione pecuniaria, nessuna punizione se il puer fosse uno schiavo, mentre nel rapporto tra due uomini adulti liberi la sanzione pecuniaria era per colui che assumesse il ruolo passivo nell’atto sessuale.
L’etica romana dunque non condannava che due uomini avessero rapporti sessuali, veniva disapprovato il ruolo passivo; in quello attivo si identificava la virilità del maschio.
La spregiudicatezza nel trattare argomenti riferiti alla sessualità si manifestò, come già accennato, nel I sec. a.C. in Catullo e Lucrezio, preceduta da qualche spunto, prevalentemente omosessuale, dei poeti preneoterici. Per Catullo l’amore è sentito come sofferenza, malattia, i cui sintomi egli sente sul proprio corpo con la perdita della voce, della vista e persino dell'udito, fino al deliquio.
Lucrezio, nel finale del quarto libro del suo De rerum natura, affronta il tema dello sconvolgimento psicofisico che accompagna il furor degli amanti, con una violenta polemica contro la passione d’amore. Egli doveva aver fatto diretta esperienza di quegli slanci e di quegli sconforti, di quel desiderio che cresce dopo ogni illusoria sazietà, di quell’annullamento psichico e di quella disfatta sociale che risultano dal totale abbandono alla passione amorosa. Per lui Eros, così chiamavano i Greci il dio dell’amore e il desiderio amoroso, era un tiranno, una pulsione bruciante che spingeva irresistibilmente verso qualcuno, fino a diventarne schiavo.
Nel passaggio dalla Repubblica al Principato, avvenuto con Augusto, ci fu un nuovo “richiamo all’ordine” del Principe, che si prefisse di moralizzare i costumi con leggi repressive. Ma la rottura liberatoria era avvenuta già, e difficilmente poteva essere repressa tanto che persino Virgilio e Orazio si concessero moderate incursioni sul terreno della esplicita sessualità o bisessualità. In età neroniana (dopo Augusto si è ormai passati dal Principato all’Impero), Petronio, nel Satyricon, narrò numerose e spesso grottesche esperienze omosessuali, eterosessuali e vicende di prostituzione dei figli da parte di matrone esperte “cacciatrici di eredità” mediante collocazione di adolescenti presso ricchi pedagoghi lussuriosi. Gli imperatori stessi, succeduti a Augusto, furono un pessimo esempio di costumi licenziosi, documentati dal biografo Svetonio. Parlare di amore e di sesso divenne poi sfrontato e irridente nei poeti satirici Giovenale e Marziale di età domizianea, il primo compiaciuto di argomenti lascivi, ma spietato nel disprezzo per gli omosessuali e le donne emancipate e libere nei costumi, il secondo con i suoi epigrammi osceni e il turpiloquio erotico.
Il rapporto che gli antichi Romani avevano con l’altro sesso e con l’amore era però piuttosto ambiguo: da una parte c’era l’istituzione del matrimonio, rispettata e protetta, dall’altra l’amore passionale, quello che si consumava fuori dalle mura domestiche con prostitute o cortigiane. Nonostante il mestiere di meretrix fosse infamante, era indiscussa la sua utilità sociale: soddisfacendo le fantasie sessuali degli uomini, salvaguardava il pudore delle mogli e madri romane. Alla matrona era imposto di appartenere a un unico uomo. Augusto promulgò una legge che puniva l’adulterio, ma le donne compirono un atto di disobbedienza civile: poiché la legge non valeva per le prostitute, alcune matrone andarono ad iscriversi all’albo in cui queste erano registrate. Anche per l’uomo che avesse rapporti sessuali con una donna sposata, non se fosse una prostituta, erano previste pesanti punizioni, anche corporali, ma non sempre furono applicate. L’idea che il sesso fosse un fatto privato era troppo radicata per essere cancellata con una imposizione.
I luoghi per eccellenza del meretricio erano i lupanara. Se ne contavano a decine per la città. Nella sola Pompei gli scavi archeologici hanno portato alla luce diversi luoghi adibiti a questo uso. Innumerevoli affreschi erotici delineano un quadro preciso di ciò che avveniva al loro interno. Non c’è nulla di nuovo da almeno duemila anni nel mercato del sesso mercenario. I moderni quartieri a luci rosse o le nuove perversioni delle società postindustriali altro non sono che una replica di quanto i Romani avessero già sperimentato. I sex toys erano in uso anche allora, le numerose posizioni dell’atto sessuale possiamo vederle riprodotte negli affreschi pompeiani, ed esistevano già testi erotici e manuali di seduzione, come L’arte di amare di Ovidio. Numerose erano le prostitute d’importazione, come avviene ai nostri giorni. Alla fine del I secolo d.C. il commercio di prostitute dalle terre dell’impero aveva eguagliato le dimensioni di quello del grano e del vino.
Nel Basso Impero, ovvero a partire dal IV secolo, con l’avvento di Costantino e della religione cristiana come unica religione di Stato, ogni forma di omosessualità fu condannata in modo repressivo; anche gli imperatori cristiani del V secolo promulgarono leggi intolleranti in fatto di sessualità: ogni relazione amorosa non finalizzata alla riproduzione, era condannata penalmente.
Maria Pellegrini

Recent comments
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago
12 years 9 weeks ago