Visitabile fino al 30 agosto la mostra di Max Marra alla Rocca di Umbertide
UMBERTIDE - Inaugurata il 25 luglio, presso la Rocca – Centro per l'arte contemporanea, la mostra “Materici equilibri” di Max Marra a cura di Giorgio Bonomi, con la collaborazione della Galleria Luca Tommasi Arte Contemporanea proseguirà fino a domenica 30 agosto.
La mostra, articolata su tutti i piani della Rocca, presenta una trentina di opere, anche di grande dimensione, e si pone, dopo la recente grande antologica al Museo d’Arte Contemporanea di Sofia in Bulgaria, come tappa importante nel percorso artistico dell’artista. Accompagna l'esposizione un catalogo edito da Silvana, con un testo del curatore, Giorgio Bonomi.
La mostra resterà aperta fino al 30 agosto, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16.30 alle ore 18.30.
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Max Marra, nato in Calabria nel 1950 ma da molti anni residente a Monza, è un artista che ha operato in Italia e all’estero. Pittore e scultore, si presenta con un percorso artistico che, pur con i necessari sviluppi, si offre omogeneo e rigoroso. Ad Umbertide l’artista espone lavori recenti, tutti monocromi con una prevalenza di “bianchi”, uno dei colori d’affezione di Marra. Le opere sono “materiche”, cioè dalla superficie piana emergono, estroflesse e aggettanti, delle forme o degli intrecci di materiali plastici, sempre ordinati e regolati. Infatti Marra, dal giovanile informale, si è sempre più indirizzato verso un’arte “disciplinata”, “equilibrata”: la materia e il colore che potevano apparire gestuali e passionali, ora nei loro ritmi ed equilibri si dimostrano “pacificati” e “severi”.
Fra i colori, oltre al bianco, Marra predilige il blu, il giallo, il rosso e il nero: quest’ultimo è un’antica memoria visiva dei depositi di carbone nelle stazioni delle Ferrovie dello Stato di cui il padre dell’artista era un funzionario; ed ancora possiamo trovare un’altra “memoria dell’infanzia” nelle cuciture che costruiscono le forme compositive sulla superficie; infatti queste, oltre ad un richiamo al Burri dei “sacchi”, testimoniano il ricordo delle reti da pescatore che l’adolescente Marra vedeva sulla riviera della sua Paola.

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