PERUGIA - Partire dalla storia e dalle testimonianze di chi il servizio sanitario, regionale e nazionale, ha contribuito a pensarlo e costruirlo, per arrivare alle criticità e alle possibilità dell’oggi, con una proposta concreta di intervento sul servizio sanitario regionale umbro. È questo il senso dell’iniziativa organizzata dalla Cgil dell’Umbria, insieme alle categorie della Funzione Pubblica e dello Spi, che si è tenuta presso l’azienda ospedaliera di Perugia nel pomeriggio di lunedì 29 giugno. In apertura, il doveroso ricordo di un “grande assente” all’iniziativa, uno dei protagonisti della riforma sanitaria non solo in Umbria ma a livello nazionale, il professor Maurizio Mori, recentemente scomparso.

Ricco e partecipato il dibattito che ha visto tra gli altri gli interventi di Franco Baldelli, delegato del rettore dell’Università di Perugia, Walter Orlandi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria, Andrea Filippi, segretario generale Cgil Medici Umbria, Aldo Darena, dello Spi Cgil Umbria, Nicola Preiti, Cgil Medici nazionale, Dario Sattarinia in rappresentanza degli studenti di Udu e Rete, Attilio Solinas, consigliere regionale e Stefano Cecconi, responsabile delle politiche dalla Salute per la Cgil nazionale.

Presentato anche un documento video realizzato per l’occasione con interviste a tre tra i protagonisti del percorso di costruzione del sistema sanitario nazionale in Umbria, Maria Antonietta Modolo, Lamberto Briazziarelli e Francesco Scotti. Un documento che parte dalla storia e dai principi posti a base della 833, per arrivare ad evidenziare le distorsioni che progressivamente hanno modificato la natura del “sistema salute” in Italia e in Umbria.

La Cgil ha poi presentato la sua proposta, un documento complesso e articolato [che si allega in email] che evidenzia criticità (a partire dai pesantissimi tagli subiti da sanità e welfare negli ultimi anni) e suggerisce possibilità di intervento (in primo luogo una sanità più spostata sul territorio e meno “ospedalocentrica”, più centralità alla prevenzione, attenzione all’ambiente e alla salute nei luoghi di lavoro). “A distanza di quasi tre anni dall’approvazione della riforma sanitaria regionale (legge 18/2012) - scrivono nel documento Cgil regionale, Spi Cgil e Fp Cgil dell'Umbria - è necessario dare una lettura dei ritardi e delle criticità tuttora presenti e anche della mancata realizzazione del pieno coinvolgimento delle forze sociali, che abbiamo rivendicato più volte”. Per il sindacato, "va sottolineato che l’obiettivo dell’integrazione ancora non è colto, anzi si segnalano notevoli criticità per non parlare anche di problematiche disparità di trattamento sia dei cittadini, per la difforme diffusione dei servizi, sia del personale”. La Cgil chiede dunque che "nel territorio i servizi non siano impoveriti e che venga rispettata la professionalità e valorizzate le competenze espresse in tutte le ASL, che fino ad ora hanno determinato l’assetto e la qualità del Servizio Sanitario che è parte integrante e costitutiva dell’identità della nostra Regione”. "E’ necessario, con la nuova legislatura, riprogrammare la sanità regionale - si legge ancora nel documento - dando valore alla buona politica e alla trasparenza, per uscire da quelle logiche anche territoriali che di fatto hanno ingolfato l’integrazione e reso ancora più complicata la gestione del servizio sanitario regionale".

Per quanto riguarda il lavoro nel sistema della salute dell’Umbria, la Cgil segnala “il costante aggravio delle difficoltà in cui si trovano ad operare i lavoratori della sanità, con carichi di lavoro elevati, riconoscimenti contrattuali fermi, elevato numero di precari". Il sindacato chiede dunque una “ripresa della contrattazione integrativa” che sia anche “contrattazione di filiera e di sito”, inclusiva cioè di tutti quei soggetti che operano nella stessa azienda, ma con contratti diversi. Fondamentale poi “monitorare il sistema degli appalti e degli affidamenti, perché laddove almeno il 75% del costo è dato dalla spesa per il personale, occorre la garanzia delle clausole sociali e la scelta non può basarsi sui maggiori ribassi".

Insomma, la Cgil chiede che con la nuova giunta regionale si apra una fase nuova: “Nella passata legislatura - conclude il documento del sindacato - si è registrata la sostanziale assenza di un confronto strutturato e continuativo con le rappresentanze sindacali che ha fatto emergere una distanza decisamente poco utile. Chiediamo che una fase di corrette relazioni sindacali venga ripristinata e che si apra una stagione diversa. Occasione da non perdere deve essere la costruzione del nuovo Piano Sanitario regionale per determinare un confronto coerente e costante ed un coinvolgimento più ampio dei cittadini, uomini e donne, dei lavoratori, dei professionisti, dei pensionati".

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