Comunità Attiva si presenta: a Città di Castello la prima impresa di comunità!
CITTA’ DI CASTELLO - Sull’esempio di altre realtà nazionali e non solo, anche nel comune di Città di Castello si punta ad adottare una politica di partecipazione che coinvolga l’intera comunità nelle scelte volte a migliorare il futuro della stessa. Lo strumento proposto è quello della “cooperativa di comunità” o “impresa di comunità” che, in base al principio di sussidiarietà, diventa motore di un’azione collettiva che costituisce un’opportunità per il territorio e per le persone che lo abitano di contrastare il degrado e l’abbandono partecipando attivamente allo sviluppo della comunità.
Il primo incontro promosso da Comunità Attiva, prima cooperativa di comunità dell’Umbria con sede a Città di Castello, per informare e sensibilizzare la comunità all’argomento, si è tenuto Martedì 16 giugno alle ore 17.00 a Città di Castello, presso la Sala Consiliare.
“Un gruppo d’acquisto è un metodo per risparmiare attraverso il quale si fa valere la forza contrattuale del gruppo. Si acquista meglio spendendo meno”; queste le prime parole pronunciate da Alessandro Fava Presidente Comunità Attiva.
Al centro del dibattito la forza di una comunità attiva; un nuovo modo di fare impresa, un diverso modello relazionale ed economico sostenuto dalla forza della comunità e dalla fiducia reciproca nel quale i cittadini, in forma singola ed associata, sono chiamati in prima persona a prendersi cura dei beni comuni e ad interagire sistematicamente nell’individuazione e attuazione delle risposte ai bisogni locali.
Si è parlato delle tante esperienze locali che vanno intrecciandosi all'insegna di logiche collaborative tra la Pubblica Amministrazione, la comunità cittadina associata in impresa di comunità e i Circuiti di Credito Reciproco Commerciale.
“Il comune di Melpignano – ricorda Alessandro Fava - è stato precursore del modello in Puglia, prima regione italiana ad avere una legge sulle imprese di comunità, attraverso il progetto del fotovoltaico diffuso sui tetti, raggiungendo l’obiettivo di una produzione autonoma di energia elettrica. Sono stati i cittadini ad organizzarsi ed installare i pannelli sui tetti, gli stessi cittadini che oggi beneficiano dei risultati di un modello di sviluppo del tutto innovativo, sostenibile ed eticamente corretto, non corrispondendo più alcun onere per la fruizione dell’energia elettrica e azzerando di fatto la bolletta.
In un momento di crisi economico-sociale come quello che stiamo vivendo, infatti, molto sentita è l'esigenza di cambiamento e di trasformazione delle relazioni sociali nella direzione di un recupero della collaborazione e della partecipazione dei cittadini.
“All’interno dei contesti in cui viviamo, siamo chiamati a diventare «comunità resiliente», ovvero a pensarci come una comunità che sviluppa azioni intenzionali volte a rafforzare la capacità personale e collettiva dei suoi membri e delle sue istituzioni per influenzare il corso di un cambiamento sociale ed economico. Il «senso di appartenenza» permette di condividere le difficoltà con altri, di riconoscersi tra pari e di lottare insieme per negoziare condizioni di vita o di lavoro migliori. Non a caso in giro per il paese è facile individuare vere e proprie pratiche di resilienza, spesso legate alla manutenzione civica di beni comuni, attraverso le quali i cittadini cercano di sperimentare formule nuove di convivenza e di relazione con le istituzioni. Le esperienze di cittadinanza attiva possono infatti essere interpretate come vere e proprie pratiche di resilienza messe in atto non tanto al fine di sopravvivere in tempi di crisi, quanto di utilizzare la crisi – politica, economica, istituzionale – per sperimentare soluzioni alternative a quelle che si sono dimostrate inefficaci. In tutto ciò risulta fondamentale la ridefinizione di un modello relazionale circolare all'interno del quale tutti gli attori del territorio sono chiamati ad interagire superando lo schema della delega” spiega la Prof.ssa Alessandra Valastro docente dell’Università di Perugia.
Impresa di Comunità significa valorizzazione delle risorse presenti nella comunità, cittadini che, insieme, creano una nuova economia e nuove opportunità di lavoro; creazione di gruppi d’acquisto con lo scopo di risparmiare facendo valere la forza contrattuale del gruppo, la promozione di servizi primari che le istituzione pubbliche e l'imprenditoria privata non sono più in grado di garantire e soddisfare. Comunità Attiva offre opportunità di sviluppo di idee innovative ma anche possibilità di recupero di professionalità al servizio del territorio e a rischio “estinzione”.
“Sviluppare una impresa pubblica per poter gestire le risorse del territorio a partire dall’acqua pubblica e dalle energie alternative creando, anche a Città di Castello, un impianto fotovoltaico diffuso sui tetti. Sogno – racconta Alessandro Fava Presidente di Comunità Attiva - di vedere un giorno la comunità tifernate trasformata in una grande cooperativa che lavori in sinergia sia con il privato che con la pubblica amministrazione. Mi chiedo perché oltre alla realizzazione degli impianti fotovoltaici sui tetti dei cittadini, la cooperativa non possa gestire altri servizi creando un circolo virtuoso fra strutture private, amministrazione e cittadini diventando così partecipante attivo del processo economico locale. Per esempio, il verde pubblico, l’acqua pubblica, le mense scolastiche, gli impianti sportivi. Creando opportunità di lavoro magari riscoprendo vecchi mestieri o meglio ancora creandone di nuovi per i giovani di Città di Castello".
Aspetto questo condiviso in pieno anche dal Consigliere Comunale Gionata Gatticchi, intervenuto all’evento in rappresentanza dell’amministrazione comunale.
Conclude Alessandro Fava sottolineando come “l’impresa di comunità ha il compito di ideare e realizzare progetti i cui proventi siano anche in grado di finanziare progetti territoriali di welfare innovativo e sperimentale secondo una logica di redistribuzione sociale”.
L’iniziativa trova il suo completamento grazie anche all’introduzione nel sistema economico del “Circuito di Credito Reciproco Commerciale” che consente di scambiare servizi utilizzando un'unità di conto equivalente all'euro. Nato con lo scopo di superare, almeno in parte, gli attuali problemi di liquidità hanno la capacità di rimettere in circolazione il potere di acquisto rivedendo le modalità di scambio economico e basandolo su una compensazione di debiti/ crediti.
Sono intervenuti anche Andrea Bernardoni (Arcs Umbria), Alessandra Valastro (docente dell'Università degli Studi di Perugia), Alessandro Fava e Lorenzo Lombardi (Comunità Attiva Soc. Coop), Fabiola De Toffol e Anna Pasquino (co-fondatrici Link 3C), Paola Conti (Presidente Ass. C'entro-Comunità in connessione).

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