di ELio Clero Bertoldi

Non solo i morti (17 milioni) e i feriti (20 milioni) testimoniano la feroce crudeltà della Prima Guerra Mondiale, ma anche gli invalidi e mutilati che furono centinaia di migliaia. in questa guerra, forse come non mai, i soldati vennero considerati dagli alti comandi carne da macello, da mandare a morire davanti ai cannoni, ai mortai, ai gas, alle mitragliaci, ai moschetti,  alle terribili baionette, che caratterizzarono la terrificante guerra da trincea di questo raccapricciante conflitto.

A cento anni dalla scoppio della Grande Guerra, l'archivio del dottor Gianfranco Cialini lascia spuntare un documento che è una vera chicca: una pergamena con le foto e i nomi de "I gloriosi mutilati di Magione". Evidentemente lo Stato preparò, affidando il lavoro ad una tipografia di Bologna, queste pergamene per tutti i comuni d'Italia. Magione, oltre ai tanti morti, contò, in quella guerra, 28 invalidi: chi perse un occhio, chi una gamba, chi un braccio, chi tornò a casa con patologie invalidanti.

Il documento ripescato riporta i nomi e le foto dei "gloriosi": Anchise Bartocci, Francesco Bernini, Francesco Brugiati (che visse con una pallottola in testa non rimovibile), Carlo Carloni, Benedetto Cerini, Romanino Cialini (perse una gamba), Memmo Maghini, Carlo Fiacca, Getulio Fiorenzoni, Genesio Geneni, Carlo Giannoni, conte Giancarlo Conestabile, Virgilio Bocciolini, Marcello Lillini, Terzilio Mancini, Nazzareno Mannocchi, Roberto Marchesi, Marino Menconi, Giulio Moronini, Carlo Morozzi, Gennaro Mortini (la benda dice che perse un occhio), Giuseppe Proietti, Renato Bufoli, Filippo Segaricci, Getulio Sisani, Celestino Urbini, Domenico Urbini, Paolo Zampolini.

Davvero interessante la vicenda di Romanino Cialini (classe 1892), nonno di Gianfranco, che esordì con la guerra di Libia e che, appena rientrato nel 1915, sbarcato a Napoli, senza tornare a casa fu inviato con le prime truppe disponibili sul fronte austro-ungarico, sull'altipiano di Asiago. Questo giovane contadino di Sant'Arcangelo - emigrato anche in Austria, giovanissimo, per motivi di lavoro - si distinse e fu decorato con medaglia di bronzo, nella difesa di Monte Zovatto, dove i nostri soldati - guidati dal capo di stato maggiore Luigi Cadorna - bloccarono l'avanzata della strafexpedition, la spedizione punitiva, lanciata dall'imperatore Francesco Giuseppe, ribattezzato dai nostri Cecco Beppe, il quale aveva affidato il bastone del comando a Conrad von Hotzendorf. Pochi mesi dopo, sempre nel 1916, Cialini, mentre combatteva sul Carso, ebbe la gamba destra spappolata da una granata: nell'ospedale di campo, l'arto gli venne amputato. Chissà, forse avrà incrociato, in quei mesi, lo sguardo di un compagno di lotta, lo scrittore Emilio Lusso che raccontò quei giorni feroci.
 

Condividi