Giornali e giornalisti in umbria negli ultimi 70 anni
di Elio Clero Bertoldi
Perugia - Mancava una storia, organica e completa, della stampa umbra dal dopoguerra ad oggi. La vistosa lacuna l'ha colmata Paolo Marzani, giornalista Rai e storico, figlio di quel Tertulliano tra i maggiori rappresentanti del giornalismo umbro e dalla cui redazione spiccarono il volo in molti. Lo studio, particolarmente approfondito, é contenuto in un capitolo della "Storia dell'Umbria dall'Unità ad oggi" a cura di Mario Tosti (editore Marsilio), già da qualche settimana nelle librerie e, per la precisione, nel volume (“Poteri, istituzioni, società”).
Marzani sottolinea, in avvio, che la Liberazione non portò alla "primavera editoriale" che l'Umbria aveva conosciuto e vissuto dopo l'annessione al Regno d’Italia, ma riconosce, tuttavia, una vivacità ed una fioritura significative sia di testate sia di giornalisti (con un passaggio dedicato anche alle televisioni private, magari in maniera più sommaria, ma comunque efficace). Uno "scatto a fuoco" (per mutuare una immagine utilizzata proprio da Marzani per illustrare l'ottimo lavoro di Carlo Vittorio Bianchi, in "Ballata tra due guerre", sulla stampa in Umbria tra i due conflitti mondiali) che prende avvio da La Tramontana, periodico satirico, diretto da Milletti e con firme quali quelle di Chiocci e Fisichella e un vignettista come Venanti, per arrivare sino ai giorni nostri.
Settanta anni di ... pagine di quotidiani, mensili, settimanali. Ecco fissare il passaggio dai corrispondenti del primo dopoguerra (quali il marchese Degli Azzi Vitelleschi), che lavoravano da casa con tanto di targhetta della testata di appartenenza sul portone o in sala stampa, con a disposizione una cassettiera per i comunicati e una linea telefonica, al Palazzo delle Poste, fino alla apertura delle redazioni vere e proprie, di Perugia e di Terni e con la massiccia presenza di giornalisti professionisti. Zoomata, molto attenta e esaustiva, su quotidiani nazionali come La Nazione, Il Messaggero, Il Tempo, quindi lo sbarco dell'Ansa e dell'Agi negli anni Settanta, le pagine a disposizione della regione sui grandi quotidiani politici (L'Unità, L’Avanti, Il Popolo), lo spazio sempre maggiore concesso ai corrispondenti dal Corriere della Sera, La Notte, la Stampa, il Giornale d'Italia, Il Globo e via dicendo.
Dalla fine degli anni Sessanta, Marzani parla, per quanto riguarda l'informazione, del "triangolo" tra Nazione, Messaggero e Tempo (dopo la chiusura della redazione perugina, subentrò al quotidiano della capitale, come terzo polo e per qualche anno, Paese Sera) e del “triangolo politico” (Cronache Umbre per il Pci, Presenze per la Dc, Umbria d'Oggi per laici e repubblicani). Quindi la ri-nascita nel 1984 del settimanale Cattolico "La Voce”, dopo la crisi seguita all’apertura del 1953. Un anno prima, nel 1983, era sorto, intanto, il primo quotidiano tutto umbro, il Corriere dell'Umbria, con la direzione di Carlo Antonio Ponti, poi seguito all'inizio degli anni duemila, da “Il Giornale dell'Umbria". Dopo la fioritura, la crisi economica degli ultimi anni, ha eroso, per tutti i giornali, le vendite in maniera marcata.
Nelle 43 pagine del suo contributo, ricche di note molto dettagliate, Marzani elenca pure una serie di nomi di giornalisti che hanno lavorato per i giornali umbri come Aldo Capitini, Eugenio Scalfari, Carlo Carretto, Tertulliano Marzani, Francubaldo Chiocci, Nunzio Bassi, Adriano Gatti, Italo Moretti e i tanti altri che hanno caratterizzato e caratterizzano questa stagione lunga sette decenni.

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