PERUGIA - Puo' essere felice la convivenza tra dj culture, hip hop, lounge ed il jazz piu' o meno ortodosso, ma soprattutto un certo jazz stile Blue Note che si sviluppo' a cavallo tra gli anni 50 e 60. Un fenomeno oltre i generi codificati e molto diffuso tra Inghilterra e Stati Uniti che Nicola Conte, compositore, produttore, musicista e dj, ha interpretato come forse nessuno in Italia e con cui ha sbancato anche i mercati esteri. Oggi all'Universita' per stranieri di Perugia l'artista barese ha parlato, piu' che del suo lavoro e della relazione tra jazz e dj culture, soprattutto del jazz che preferisce e che ancora oggi e' oggetto della sua ricerca.

Per farsi capire meglio si e' anche portato dietro gli strumenti del mestiere (mixer, impianto audio e i leggendari giradischi Technics) ed ha fatto ascoltare alcuni brani a suo parere esemplari, oltre che da lui molto amati. Tutti rigorosamente in formato vinile.

L'iniziativa, che si e' svolta nell'aula magna dell'Universita', e' stata la prima di una serie di collaborazioni tra il festival e l'ateneo destinate, come ha detto il Rettore Paciullo, a riproporsi nel tempo. "Volevo far rivivere – ha detto Conte parlando delle motivazioni che hanno guidato le sue scelte artistiche - il jazz anche presso un pubblico giovane e nei locali diversi dai tradizionali jazz club. Del jazz – ha continuato - oggi bisogna soprattutto riaffermare nella nostra societa' la componente spirituale".

Altro punto sottolineato dal dj e' stata la capacita' del jazz di "recepire stimoli da tutte le altre musiche e culture del mondo, quindi una specie di world music ante litteram".

E per illustrare il concetto Conte ha fatto ascoltare soprattutto musiche tipicamente di sintesi in cui, per esempio, il jazz si riappropria delle radici africane, incontra la Spagna ed il suo flamenco, e spesso si coniuga con ritmi brasiliani o esotici. Un "suono" dal forte carattere tribale ed ipnotico che comincio' ad affermarsi gia' qualche decennio fa ma che secondo Conte anche oggi conserva una grande attualita'. Nel complesso, una colonna sonora assolutamente non convenzionale nell'aula magna di Palazzo Gallenga in cui troneggia l'affresco del futurista Gerardo Dottori.

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