di Nicola Sellitti

Dirty Soc­cer, un nuovo romanzo cri­mi­nale. Così scrive nel prov­ve­di­mento di fermo il pro­cu­ra­tore capo di Catan­zaro, Vin­cenzo Lom­bardo, a pro­po­sito della nuova sezione dello scan­dalo cal­cio­scom­messe, che da quat­tro anni copre di ridi­colo il cal­cio ita­liano. In pochi giorni da Nord a Sud, da Cre­mona al capo degli zin­gari Ilie­v­ski che si costi­tui­sce rac­con­tando delle par­tite truc­cate assieme alla sua orga­niz­za­zione, com­plici alcuni cal­cia­tori e diri­genti, ora si va in dire­zione Sud.

Sta­volta si trat­te­rebbe di gare (29 nella sta­gione 2014/2015, secondo la pro­cura di Catan­zaro) acco­mo­date in Lega Pro e Serie D (e ci sono stati abboc­ca­menti anche in B e nella Coppa Ita­lia). Fer­mate 50 per­sone, una retata tra alle­na­tori, diri­genti, pre­si­denti di club, finan­zia­tori da Rus­sia, Kaza­ki­stan, Ser­bia, anche un poli­ziotto. Arre­sti e per­qui­si­zioni in 21 pro­vince ita­liane, tra Cala­bria, Cam­pa­nia, Puglia, Emi­lia Roma­gna, Abruzzo, Mar­che, Toscana, Ligu­ria, Veneto e Lom­bar­dia; il capo d’accusa è asso­cia­zione a delin­quere fina­liz­zata alla frode sportiva.

A una decina di inda­gati viene con­te­stata anche l’aggravante di aver aiu­tato un’organizzazione mafiosa. E ci sareb­bero almeno cin­que lati­tanti, oltre a set­tanta inda­gati. Con il pro­cu­ra­tore della Figc Ste­fano Palazzi che ha preso con­tatto con la Dda di Catan­zaro per avere infor­ma­zioni sull’inchiesta. Ed è stata accer­tata anche l’esistenza di due diverse asso­cia­zioni cri­mi­nali in grado di alte­rare risul­tati degli incon­tri. La prima fa capo a Pie­tro Ian­nazzo, punta dell’iceberg della ’ndran­gheta di Lame­zia Terme, secondo gli inqui­renti un pezzo di mafia «impren­di­trice», che aveva con­tatti con il pre­si­dente del Nea­po­lis, Mario Moxe­dano (arre­stato assieme al figlio Raf­faele, cal­cia­tore del club) e con il diret­tore spor­tivo del Monza Anto­nio Cic­ca­rone (anche lui arre­stato), con­si­de­rati i pro­mo­tori e orga­niz­za­tori di un sistema cri­mi­nale che por­tava al pilo­ta­mento delle par­tite della Lega Nazio­nale Dilettanti.

Dall’intercettazione delle sue con­ver­sa­zioni — era stato arre­stato una set­ti­mana prima — è arri­vato il via all’inchiesta. Per­ché la ’ndran­gheta si inte­ressa al cal­cio­scom­messe? Con­senso, pub­bli­cità, ha spie­gato Nicola Grat­teri, pro­cu­ra­tore aggiunto di Reg­gio Cala­bria al pro­gramma di Radio 24, Mix 24. L’altra orga­niz­za­zione cri­mi­nale inte­res­sata all’affare delle gare truc­cate ruota attorno alla figura Fabio Di Lauro, ex cal­cia­tore, «unico rap­pre­sen­tante in Ita­lia degli inte­ressi dei signori delle scom­messe dell’Est Europa», scrive il pm di Catan­zaro, Lom­bardo. Di Lauro è par­ti­co­lar­mente legato a Ercole Di Nicola, il diret­tore spor­tivo de L’Aquila. Uno dei 30 club coin­volti dal filone, assieme a Pro Patria, Bar­letta, Brin­disi, Nea­po­lis Mugnano, Tor­res, Vigor Lame­zia, Sant’Arcangelo, Sor­rento, Mon­talto, Puteo­lana, Akra­gas, San Severo.

Men­tre le inda­gini sono ancora in corso pra­ti­ca­mente in tutta Ita­lia, dalla Cala­bria a Milano. Non solo par­tite com­prate ma anche soldi, fino a 150 mila euro, per acqui­stare infor­ma­zioni dai club che aveva dritte sicure su par­tite acco­mo­date. In alcuni casi ci sareb­bero state aste per l’appalto su que­ste gare tra gruppi ita­liani, mal­tesi, slavi. E nell’inchiesta non man­cano minacce (viene con­te­stato anche il seque­stro di per­sona) dirette o a fami­liari, in caso di man­cato rispetto dell’indicazione del gruppo. La posta in palio era alta, così come la pos­si­bi­lità di cen­trare il bot­tino pieno. Come ha ricor­dato il pre­si­dente dell’Assocalciatori Damiano Tom­masi, le par­tite di serie D non sono coperte dalle tv e le scom­messe lega­liz­zate sulla cate­go­ria ha com­pli­cato ulte­rior­mente la situa­zione.

Anche per­ché, il pen­siero del pre­si­dente dell’Associazione ita­liana alle­na­tori Renzo Uli­vieri, la Lega Pro e la D soprav­vi­vono tra debiti, sti­pendi non pagati. Il pre­si­dente della Feder­cal­cio Carlo Tavec­chio ha detto che il pal­lone ita­liano è parte lesa, che lui era con­tra­rio alla quo­ta­zione delle par­tite delle leghe infe­riori. Insomma, a poste­riori tutti dicono che serve una riforma del sistema di scom­messe.

Anti­corpi con­tro il malaf­fare. Come in tutti i seg­menti del cal­cio ita­liano che imbarca figu­racce quo­ti­diane. Altro che rina­scita con la Juven­tus fina­li­sta in Cham­pions Lea­gue. Anche se il sistema delle par­tite truc­cate ope­rava anche fuori con­fine, toc­cando altri sport. Rumors su par­tite degli Inter­na­zio­nali d’Italia di ten­nis, di basket. Intanto il fronte anti cal­cio­scom­messe si allarga. Sei avvisi di con­clu­sione delle inda­gini pre­li­mi­nari sono stati noti­fi­cati dalla Digos di Brin­disi a un ex pre­si­dente del Brin­disi Cal­cio, Roberto Quarta, ad alcuni tes­se­rati e a espo­nenti della tifo­se­ria ultrà locale. Un’inchiesta che riguarda due pre­sunti ten­ta­tivi di com­bine e una serie di con­dotte inti­mi­da­to­rie veri­fi­ca­tesi negli anni pas­sati. Prassi con­so­li­data su tanti altri campi di cal­cio italiani.

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