PIETRALUNGA - Si e' svolta ieri a Pietralunga, la prima giornata del convegno "Guerra e resistenza sull'Appennino umbro-marchigiano. Problematiche e casi di studio", organizzato dall'Isuc (Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea) e dall'(Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nelle Marche) con la collaborazione dei Comuni di Pietralunga e di Fabriano e il patrocinio dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia. Il convegno si è concluso oggi a Fabriano.

Nei loro saluti il sindaco di Pietralunga Mirko Ceci e il presidente Isuc Mario Tosti - e' detto in un comunicato della Regione - hanno ricordato come il convegno sia uno dei momenti della collaborazione tra Isuc e Irsmlm e si inserisca nelle celebrazioni per il 70 anniversario della Resistenza e della
Liberazione dal nazifascismo. Entrambi hanno quindi ricordato che le battaglie combattute sul territorio di Pietralunga hanno portato a far si' che questo Comune sia il solo dell'Umbria ad aver ricevuto una decorazione al Valor Militare, ospiti il "Monumento regionale al partigiano umbro" e sia nei progetti della Regione Umbria di realizzarvi Museo permanente della Resistenza.

Aprendo i lavori, Alberto Sorbini (direttore Isuc) ha sottolineato l'importanza della Resistenza umbra e marchigiana nell'ambito dello scontro militare tra le truppe alleate, che dopo lo sfondamento della Linea Gustav avanzavano verso Nord, e le truppe naziste che nella loro ritirata "offensiva" verso la Linea Gotica erano supportate dalle milizie della Repubblica sociale italiana.

Paolo Raspadori (Universita' di Perugia), relazionando su "L'economia di guerra in Umbria tra 1940 e 1944" ha evidenziato che "la struttura produttiva della regione riesce a far fronte alle esigenze dello sforzo bellico fino a buona parte del 1942, dopo di che emergono con sempre maggiore evidenza le disfunzioni derivanti da leggi e regolamenti che nonostante il loro grande numero non riescono a coordinare l'azione dei vari enti e strutture preposte all'ammasso, al contingentamento e al razionamento dei beni prodotti dall'agricoltura e trasformati dall'industria".

Lutz Klinkhammer (Istituto storico germanico di Roma), parlando del ruolo dell'Appennino nella "guerra tedesca in Italia" ha posto l'attenzione sulle divergenze di vedute, dopo l'8 settembre 1943, tra la struttura militare tedesca, che aveva progettato la deportazione in Germania di ben 4 milioni di lavoratori italiani per sostenere la produzione bellica delle industrie tedesche, e la struttura "politica" che cercava invece di sostenere e dare un ruolo alle autorita' della Repubblica sociale italiana dal momento che Mussolini aveva assicurato ad Hitler il pagamento di ben 10 miliardi di lire al mese, in quanto gli italiani non contribuivano pienamente sul piano militare allo sforzo bellico.

 

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