La sen­tenza della Corte di Stra­sburgo è uno schiaffo alle isti­tu­zioni ita­liane. La Corte nella sua sen­tenza rimarca anche gli osta­coli frap­po­sti dalla poli­zia di stato all’azione giu­di­zia­ria e l’inadeguatezza strut­tu­rale dell’ordinamento ita­liano. Noi non dimen­ti­chiamo che dal 2001 in poi chi ideò e rea­lizzò l’operazione Diaz è stato pro­tetto, vez­zeg­giato, pro­mosso. Le con­danne defi­ni­tive del 2012 sono state un lampo di civiltà in una buia notte della pro­ter­via, una lunga notte senza diritto e senza morale. Ora è dif­fi­cile rime­diare, per­ché il degrado della cul­tura demo­cra­tica è stato pro­fondo, den­tro le forze di poli­zia e anche in parlamento.

Per risa­lire la china si può comin­ciare intro­du­cendo – subito – l’obbligo per gli agenti di pub­blica sicu­rezza di indos­sare un codice di rico­no­sci­mento sulle divise (una pic­cola norma di civiltà) e avviando una discus­sione vera, one­sta, attorno a una nuova, urgente riforma demo­cra­tica delle forze di poli­zie. Solo così lo schiaffo che arriva da Stra­sburgo potrà risul­tare utile al nostro sven­tu­rato paese.

* Comi­tato Verità e Giu­sti­zia per Genova

 

 

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