PERUGIA - E' un ricorso che evidenzia 200 tra "sviste, lapsus ed errori grossolani" della sentenza della Corte d'assise d'appello di Firenze quello presentato alla Cassazione dalla difesa di Raffaele Sollecito nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher. Con esso i legali chiedono l'annullamento della condanna subita dall'ingegnere pugliese.

Il procedimento - che riguarda anche Amanda Knox - approdera' in aula mercoledi'. Sollecito sara' presente accanto ai suoi legali, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori.

Il ricorso si compone di 653 pagine e 144 allegati. E' diviso per capitoli, dedicati a quelli che sono considerati gli errori dei giudici fiorentini che hanno inflitto 25 anni a Sollecito e 28 anni e sei mesi alla Knox.

La difesa del giovane contesta la sentenza d'appello nella parte in cui sostiene la presenza di piu' soggetti nella casa del delitto sulla base delle tracce di sangue evidenziate con il luminol dalla polizia scientifica. Secondo i legali c' e' pero' un documento successivo degli stessi investigatori che esclude invece i reperti ematici. 

Per gli avvocati Bongiorno e Maori il collegio di secondo grado "si confonde" poi sull'impronta di scarpa insanguinata di Rudy Guede (che, giudicato con il rito abbreviato, sta scontando16 anni di reclusione ormai definitivi, ma che presto potrebbe tornare libero) attribuita invece a un
piede nudo della Knox. Si tratta della stessa traccia che venne ritenuta inizialmente delle calzature di Sollecito portando al suo arresto ma poi rivelatasi - "pacificamente" per i legali del giovane - dell'ivoriano. 

Ampio spazio nel ricorso e' poi dedicato alla prova genetica. In particolare al Dna di Sollecito, secondo l'accusa, trovato sul gancetto del reggiseno della Kercher. "Della questione – si sostiene nel ricorso - si e' occupato autonomamente il mondo scientifico, ritenendo inaffidabile quella traccia". 

Al termine del ricorso la difesa di Sollecito chiede l'annullamento della condanna. In via principale senza rinvio, rendendolo cioe' definitivo da subito, o in subordine rimandando il procedimento ad altri giudici per un nuovo esame.

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