Isuc/ “Immagini di vita durante la Resistenza in Umbria" domani a Tavernelle
PERUGIA – L'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea (Isuc), in collaborazione con i Comuni di Piegaro e Paciano, la Biblioteca intercomunale "Ulisse" di Tavernelle e Sistema Museo, presenta una serie di iniziative incentrate sulla miniera di lignite e il campo di lavoro di Pietrafitta/Tavernelle: “Immagini di vita durante la Resistenza”. “Venti righe di memoria: studenti in azione”. “Sporchiamoci le mani di lignite e documenti”. L'incontro si svolgerà martedì 17 marzo 2015, dalle ore 10.30, presso la Biblioteca di Tavernelle (http://bit.ly/1Av81M7).
IMMAGINI DI VITA DURANTE LA RESISTENZA IN UMBRIA, è una mostra tratta dalla più ampia “R-Esistenze. Umbria 1943-44”, organizzata in occasione del settantesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione dell'Umbria dal nazifascismo e sarà presentata da Tommaso Rossi (ricercatore Isuc), che con Alberto Sorbini (direttore Isuc) ha curato l'omonimo catalogo. Gli studenti delle scuole secondarie di primo grado del territorio presenteranno il progetto VENTI RIGHE DI MEMORIA. STUDENTI IN AZIONE, leggendo testimonianze sulla miniera e sul campo di lavoro raccolti da loro stessi tra la popolazione. Del campo di lavoro parleranno più diffusamente Dino Renato Nardelli e Luca Pregolini, autori del volume “Impiegati in lavori manuali. Lo sfruttamento dei prigionieri di guerra e degli internati civili slavi nei campi di concentramento in Umbria. 1942-1943”.
LA LIGNITE. Tra la metà del 1942 e il settembre 1943 il territorio dell'Umbria vide il funzionamento di un significativo numero di campi di concentramento che facevano parte di un sistema messo a punto dal regime fascista inizialmente per “ospitare” i dissidenti politici, poi i soldati degli eserciti nemici catturanti sui vari fronti di guerra ma soprattutto nei Balcani. Il territorio umbro vide le due tipologie di detenzione convergere verso un'unica finalità: quella dell'impiego dei prigionieri nell'estrazione della lignite. Questo “carbone povero”, molto diffuso in Umbria, era infatti divenuto di nuovo indispensabile come fonte energetica da quando gli eventi bellici avevano reso quasi impossibili le importazioni di carbone anche dalla Germania, mentre la necessità di avere uomini in armi sui vari fronti di guerra, che già aveva riportato le donne nel mercato del lavoro, induceva ad utilizzare anche i prigionieri.

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