Un cittadino privato riscopre e restaura antica croce devozionale a Magione
MAGIONE - A Sant’Arcangelo il viandante che percorra la strada Baldami che si dirama dalla “statale” e conduce all’antica Badia benedettina, deve per forza imbattersi nel rudere in pietra serena di una croce devozionale. Questa aveva da tempo suscitato la curiosità dello storico Gianfranco Cialini, autore di diversi studi originali sul territorio di cui è nativo.
La sua, infatti, è una delle prime famiglie di quei coloni perpetui che proprio nei secoli XV-XVII hanno dato origine all’odierno paese di S. Arcangelo. Pertanto cominciò col consultare gli anziani, dai quali apprese che quei resti di croce sono lì da tempo immemorabile e che il loro danneggiamento si deve imputare proprio a un suo antenato il quale avrebbe un bel giorno legato al blocco lapideo il suo mulo; ma questo, forse spaventato da qualche accidente, avrebbe strattonato la corda con tale violenza da cagionarle i danni che appaiono visibili tutt’oggi, danni notevoli proprio perché la pietra serena è tra le più friabili.
La Croce era utilizzata come stazione di Via Crucis il Venerdì Santo e anche in quella del 25 giugno, festa di S. Giovanni Battista.
Il monolite risulta molto simile a quello esistente nel piazzale dell’antica chiesa di Ancaelle. Analizzando il manufatto e, consultando libri ed archivi, Cialini ha scoperto che il terreno era in passato denominato -non a caso- Campo della Croce. Perciò riesce a stabilire che la stessa croce è molto più antica di quella di S. Maria di Ancaelle eretta e benedetta nel 1801.
Purtroppo non si trovano riscontri né nei documenti dell’archivio parrocchiale, né in quelli dell’Archivio Vescovile. Tuttavia è interessante la scritta lacunosa che vi è scolpita; la si è potuta ricostruire grazie a Attilio Bartoli Langeli dell’Università di Perugia e a Costanza Maria Del Giudice dell’Archivio di Stato: "L'uomo durante il giorno genuflesso opererà a questa croce".
A corroborarne l’interpretazione è la stessa forma della base su cui poggia il monolite, anch’essa in pietra serena, che suggerirebbe una sorta d’inginocchiatoio. La datazione del manufatto è fissata tra il ‘500 e il ‘700.
Sulla scorta di questi dati e su incoraggiamento del cardinale Gualtiero Bassetti, Cialini prende la decisione di acquistare il campo agricolo proprio per poter vedere l’antica croce finalmente restaurata e, in qualche maniera, per poterla risarcire, anche se in ritardo, dei danni arrecati – involontariamente - dal suo antenato. Ma soprattutto per riscoprire e valorizzare un angolo misconosciuto eppure significativo per la storia della religiosità del proprio paese.
Il Cardinal Bassetti ha assicurato che verrà quanto prima a S. Arcangelo a rendere omaggio all’antica croce recuperata.
Il paese di S. Arcangelo ri-acquisisce un altro tassello di una non breve vicenda storica e artistica, vicenda che spazia dall’alto Medioevo, testificato dalla cripta della Badia, al secolo XVI dell’affresco della Crocifissione (1571), dallo scrigno plurisecolare di Santa Maria di Ancaelle.

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