Mentre il Ministro Padoan annuncia che Poste Italiane si appresta a sbarcare in borsa, vengono tagliati 400 sportelli in Italia e si dà vita ad un esodo di 20mila dipendenti sui  144 mila totali. L’Umbria è pienamente coinvolta da questa bufera: Poste Italiane ha infatti annunciato di voler chiudere totalmente e con effetto immediato ben 15 uffici postali: Castel Ritaldi, Annifo, Capodacqua, Perugia Piazza Garibaldi, Ripa, Villastrada, Sant’Egidio, Collazzone, Gioiella, Collestatte, Porchiano, Schifanoia, Sugano, Capitone e Melezzole.

Altri 18 uffici passerebbero ad un’apertura parziale limitata ad alcuni giorni della settimana.

 

Tutto questo ha un effetto sui livelli occupazionali, ma anche sul servizio che viene erogato ai cittadini soprattutto i più anziani.

Ricordiamo che l’Umbria è una Regione che ha una popolazione diffusa sul territorio ed eliminare i servizi postali arreca un gravissimo disservizio.

 

Per noi infatti Poste Italiane è un punto di servizio e non semplicemente un centro di vendita come il Governo e il management intendono affermare.

Nella nostra Regione questa logica va assolutamente contrastata, per questo come CGIL e come SLC dell’Umbria chiediamo un immediato incontro alla Regione dell’Umbria e ai Parlamentari umbri per contrastare l’ennesima azione di smantellamento che rischia di colpire i cittadini più deboli e più bisognosi di tutela.

Pensiamo che sia possibile e necessario impedire questo ulteriore sfregio alla coesione sociale della nostra Regione.

 

Il Segretario Generale CGIL Umbria     

Mario Bravi                      

 

Il Segretario Generale SLC Umbria                                               

Corrado Corradetti

 

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