Libri/Il poliziotto cacciatore di sequestratori racconta la sua storia in Umbria
Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Se la madre di un pericoloso latitante invita a pranzo e ospita con ogni attenzione, nella sua casa in Sardegna, il poliziotto che ha arrestato sulle montagne umbre suo figlio, una ragione ci deve pur essere. E il motivo é lì nel comportamento deciso, fermo, incrollabile, ma al tempo stesso leale e rispettoso della dignità altrui, di chi la legge é chiamato a farla rispettare e, se nel caso, a reprimere i reati.
É un libro molto interessante sotto vari profili quello scritto da Angelo Cambula (“Vita da poliziotto”, edizioni Midgar, 148 pagine, 14 euro) che, nella sua carriera in Polizia di Stato, ha prestato servizio per poco meno di trent’anni prima alla “volante” e poi alla squadra mobile della questura di Perugia. La prefazione é firmata dal magistrato Giacomo Fumu e dalla giornalista Donatella Cappelletti.
Cambula, insieme ai suoi colleghi di origine sarda come lui, é stato un investigatore davvero prezioso in occasione, in particolare, dei numerosi sequestri di persona (non tutti messi a segno dall’Anonima Sequestri isolana) registratisi in Umbria (e non solo, visto il ruolo svolto nell’indagine del rapimento e della liberazione dell’imprenditore lombardo, Soffiantini): il piccolo Guido Freddi a Valfrabbrica, l’industriale del tabacco Vittorio Garinei a Trestina, l’industriale Ettore Petrini a Bastia Umbra, il piccolo Augusto De Megni a Perugia.
Angelo Cambula ha realizzato il suo sogno di bambino di diventare poliziotto e ci é riuscito alla grande, dopo aver fatto il pastore e anche il carpentiere (lavoro che a Milano veniva pagato, nella prima parte degli anni Settanta, quattro volte quello del poliziotto).
Proprio l’esperienza giovanile di pastore ha consentito a Cambula di diventare un abilissimo cacciatore di latitanti (molto noto l’arresto sul Monte Peglia di Antonio Soru, portato a segno con la squadra mobile allora diretta da Alberto Speroni): nei boschi si muoveva come un pellerossa, tenendosi sottovento e riuscendo a non fare il minimo rumore, per giorni e giorni, senza alcuna comodità e dormendo all’addiaccio. Proprio come l'uomo che doveva catturare. Il suo libro rappresenta davvero una “full immersion” nella realtà criminale regionale degli ultimi quaranta anni e si legge con attenta voracità, tanto si rivela interessante e ricco di particolari inediti.
Ma dovrebbero leggerlo non solo gli amanti e gli appassionati di cronaca, ma anche coloro che si lasciano trasportare, nella vita di tutti i giorni, dai preconcetti, dai luoghi comuni. Cambula, sardo fin nel profondo del cuore anche se ormai perugino di adozione, quando l'allora presidente della sua regione di origine venne a Perugia a chiedere scusa alla nostra comunità per l’angosciante reato commesso dai suoi corregionali, scrisse una splendida lettera aperta ai giornali con i quali criticava quel gesto, quel comportamento, che finiva, per certi versi, di ottenere l’effetto inverso di quello che, nelle intenzioni, si voleva raggiungere. Le pecore nere si trovano, purtroppo, in ogni famiglia. E generalizzare significa non essere neanche intelligenti.

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