Umbria jazz winter celebra i 50 anni di A Love Supreme
ORVIETO - La proposta piu' intrigante di Umbria Jazz Winter, in corso a Orvieto fino a Capodanno, e' la celebrazione del cinquantesimo anniversario di A Love Supreme. La responsabilita' di rimettere le mani sul capolavoro di John Coltrane se la sono presa Joe Lovano e Chris Potter, sostenuti da una sezione ritmica che comprende Lawrence Fields, Cecil McBee (una vecchia gloria del contrabbasso) e Jonathan Blake.
Nella sempre piu' frequente ricerca di qualche evento della storia del jazz da celebrare, si e' ormai arrivati all'anniversario dei dischi, ma certamente se c'e' un disco per cui questo e' lecito, e' proprio A Love Supreme, che il quartetto di Coltrane registro' il 9 dicembre 1964 nello studio di Rudy Van Gelder e la Impulse pubblico' tre mesi dopo. Espressione insuperata di una spiritualita' profonda e universale, che non si iscrive in una particolare fede religiosa ma le abbraccia tutte, il disco e' considerato una pietra miliare della musica del Novecento, e non solo del jazz.
Lovano e Potter sono due coltraniani di generazioni diverse (62 anni il primo, compiuti proprio oggi, e 43 il secondo). Quando A Love Supreme fu registrato Lovano aveva 12 anni ma gia' suonava il sax tenore e girava con il padre (ottimo sassofonista) per i club di Cleveland, Potter non era invece neanche nato. Insieme hanno confezionato, in esclusiva per il festival umbro, una interpretazione sentita ed onesta, piu' che una rilettura, della suite di Coltrane, ispirandosi ad una
versione, di poco successiva a quella del disco, che lo stesso Coltrane suono' con un altro sax, Archie Shepp.
Con rispetto ed una buona dose di coraggio hanno cercato di restituire lo spirito di questa musica partendo da visioni personali senza cadere nella trappola della filologia. A scanso di equivoci, Ravi Coltrane, figlio di John e sassofonista anche lui, aveva declinato l'invito a far parte del progetto. Il oncerto non delude, a patto naturalmente di non ripensare all'originale (il che, per altro, non avrebbe senso) e risulta un buon evento di jazz moderno e rigoroso, con al centro due sassofonisti tra i piu' influenti e apprezzati della scena della musica americana che riflettono sull'eredita' lasciata da un genio di questa musica. Due, tra l'altro, che si conoscono bene, e sul palco si sente.
Il concerto si replica tutti i giorni fino a domenica.

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