Trovate le “foto” della fine di Altobello vittima di truce cannibalismo nel 1500
Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Le “fotografie” inedite della tragica fine di Altobello Chiaravalle da Canale, di nobile famiglia di Todi, avvenuta nell’agosto del 1500 ad Acquasparta, sono state ritrovate da due studiosi, Francesco Canali e Emilio Lucci e verranno pubblicate a breve. L’annuncio della scoperta lo ha dato a Todi la professoressa Erminia Irace nel corso di un convegno su Machiavelli, che ha mostrato anche le “slide” di due xilografie - tecnica di incisione su legno di immagini e testi che poi inchiostrate vengono stampate col torchio, su carta o seta - nelle quali é rappresentata e descritta la scena in cui Altobello viene colpito a morte da Giampaolo Baglioni e Vitellozzo Vitelli. Le due xilografie sono state ritrovate in una pubblicazione di quattro facciate in cui é descritta, in ottave, la “tristissima morte” di Altobello.
Insomma, una sorta di reportage, redatto e stampato pochi mesi dopo i fatti, a caldo insomma, di un sanguinoso scontro d’arme e di un atto di cannibalismo in danno del nobile e feroce (secondo la tradizione) tuderte.
Siamo a Todi dove le famiglie ghibelline (capeggiate dai Chiaravalle, alleati storici dei Colonna) e guelfe (con gli Atti, fedelissimi agli Orsini) si fronteggiano ormai da due-tre secoli con uccisioni, alternative cacciate dalla città, stragi e atrocità di ogni genere.
I Priori di Todi, scrivono nel 1499 a Lucrezia Borgia governatrice di Spoleto e ne guadagnano l’alleanza, rappresentando le violenze e le prevaricazioni di Altobello. Un esercito di 13.000 uomini viene così inviato da Papa Alessandro VI, padre di Lucrezia, al comando degli Orsini, dei Vitelli, dei Baglioni, degli Alviano, degli Atti contro i “prevaricatori” ghibellini. Altobello, con 8000 soldati, si rinserra in Acquasparta. Gli assedianti bombardano, con artiglieria francese, per dieci ore consecutive le mura, le sgretolano in un punto e si aprono una breccia, irrompendo in città. Il Chiaravalle, che ha combattuto furiosamente, ma ormai abbandonato da tutti, cerca scampo e si nasconde in un fienile. É qui che lo scova un soldato dell’esercito papale. Lui si schermisce: “Sono un povero compagno...” Ma il suo abbigliamento non appare proprio quello di un povero cristo. Così viene fatto prigioniero e trascinato sulla piazza, riconosciuto e praticamente linciato. Il suo corpo squartato, dilaniato sarebbe stato anche vittima di cannibalismo. Una vecchia, subito soprannominata “La Sparviera”, gli avrebbe addirittura mangiato il cuore.
A breve la pubblicazione (una sorta di foglio, o giornale, a mano) ritrovata negli archivi verrà ristampata e presentata al pubblico. Si scoprirà a quel punto se sarà stata scritta con intenti di propaganda, da un cronista del partito Colonnese (ghibellino) o da quello degli Orsini (guelfo).

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