“L’illegalità toglie ogni possibilità di futuro. La politica deve fare di più"
PERUGIA- “Se le mafie, italiane e straniere, sono ben radicate anche nel Centro-nord è perché per molti anni si è voluta negare la loro esistenza, sia a livello politico che da parte di magistrati e prefetti. Oggi, grazie a sentenze definitive, abbiamo contezza della presenza di organizzazioni mafiose fuori dai loro territori d'origine. E un campanello d'allarme, che va attentamente ascoltato, è già suonato anche per l'Umbria. Dopo il periodo delle grandi stragi, oggi le mafie sembrano uccidere di meno, ma agiscono in altro modo, altrettanto violento: colpiscono l'economia, la società e le vite degli uomini. Bisogna aggredire l'omertà della convenienza che porta settori interi della società ad accettare 'collaborazione'. Non ci sarebbe potere mafioso se non ci fosse la copertura della politica, anche e soprattutto a livello periferico e locale”. Sono alcuni passaggi dell'intervento della presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi che ha concluso i lavori di un incontro con oltre 200 studenti, dal titolo “Mafia e droga, allarme in Umbria”, organizzato alla Sala dei Notari di Perugia e promosso dal presidente della Commissione d'inchiesta regionale sui fenomeni di criminalità e tossicodipendenze, Paolo Brutti, in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale.
È stato il presidente dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, Eros Brega ad aprire i lavori. Nel saluto agli ospiti e ai ragazzi, Brega ha rimarcato la necessità di mettere in campo ogni sinergia utile ad “invertire soprattutto il trend del fenomeno droga, da contrastare non solo sul fronte dello spaccio, ma anche su quello del consumo, agendo sull'informazione e sulla prevenzione”.
Il presidente Brutti ha quindi illustrato il lavoro d'inchiesta portato avanti dalla Commissione consiliare nell'ultimo triennio, rimarcando come “la battaglia contro le mafie costituisce un pilastro fondamentale per il recupero di autorevolezza e di risorse da parte dello Stato”. Brutti si è detto poi soddisfatto perché, su sua indicazione e della Commissione che presiede, la presidente Bindi si è impegnata ad organizzare, nel prossimo mese di febbraio, una conferenza nazionale di tutte le commissioni regionali antimafia. Il Prefetto di Perugia, Antonella De Miro ha evidenziato il “grande l'impegno messo in campo delle Forze dell'ordine, ma è necessaria – ha detto - la collaborazione di tutti. La droga non fa solo male alla salute, ma distrugge l'economia sana”. Domenico Petruzzo (Dirigente Ufficio scolastico regionale) ha definito “importante partecipare a questa azione comune con le istituzioni, perché il nostro compito – ha detto - è di trasmettere quella cultura che rende i cittadini migliori. Dobbiamo combattere la cultura dello sballo”. Fabrizio Ricci (Osservatorio regionale antimafia e tossicodipendenze) ha fatto riferimento al dossier, da egli stesso curato, dal titolo 'La droga in Umbria', un lavoro datato 2013, edito da 'Libera' su input e in collaborazione con la Regione Umbria.
Interventi
EROS BREGA: “CONTRO LA CULTURA DELLO SBALLO L'IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI INSIEME A SCUOLE, FAMIGLIE E FORZE DELL'ORDINE - L'Assemblea legislativa dell'Umbria dedica un'attenzione particolare ai fenomeni delle infiltrazioni criminali e delle tossicodipendenze, con la consapevolezza che si tratta di problemi su cui tutti hanno una responsabilità, dalle istituzioni ai cittadini. L'Umbria è una terra appetibile per la criminalità organizzata, sebbene i tentativi di infiltrazione vengano contrastati dalla preziosa attività delle forze dell'ordine. Nonostante il grande impegno, serve uno scatto d'orgoglio, specialmente per invertire il trend del fenomeno droga, che va contrastato non solo sul fronte dello spaccio ma anche su quello del consumo di sostanze stupefacenti, agendo sull'informazione dei giovani e sulla prevenzione. È prioritario intervenire contro la cultura dello sballo e ciò può avvenire solo con un impegno da parte delle istituzioni, della scuola, delle famiglie e attraverso il coinvolgimento diretto dei giovani”.
PAOLO BRUTTI (presidente Commissione d'inchiesta su criminalità organizzata e dipendenze): “NECESSARIA LA COSCIENZA DI CITTADINI CHE VIVONO DI RECIPROCA SOLIDARIETÀ. NON SI PUÒ ESSERE CONTRO LA MAFIA E POI FINANZIARLA CON LO SBALLO DEL SABATO SERA - Se cercassimo la mafia in Umbria, nel senso di famiglie, clan o n'drine, non troveremmo nulla di chiaramente visibile, ma il fenomeno non va sottovalutato perché proprio in una terra come la nostra la mafia mette in atto una mutazione di strategia per arrivare al dominio sul territorio, controllando il traffico di droga, armi, esseri umani e accumulando ingenti risorse economiche. Il suo problema è trasformare questa massa di denaro sporco in soldi puliti. Per questo la mafia cerca territori dove ripulire il denaro e usa tutto quello che è utile a farlo circolare: distributori di benzina, slot machine, compro oro, supermercati. In Umbria abbiamo iniziato ad avere contezza di ciò con il caso Apogeo. Un imprenditore in difficoltà fu contattato da rappresentanti di una ditta svizzera che, una volta subentrata, non proseguì la costruzione degli appartamenti già iniziati ma cominciò a fare fatture false per riciclare denaro sporco proveniente da Casal di principe, mentre l'azienda andava verso la distruzione. Quando le forze dell'ordine sono intervenute, il gruppo si accingeva a entrare in azione in Lombardia. Ma di fronte a tutto questo abbiamo uno strumento potente, l'articolo 416 bis, secondo cui all'ottenimento di notizie di denaro proveniente da attività mafiose si può procedere alla confisca, invertendo l'onere della prova: è l'indagato che deve dimostrare che la provenienza è lecita. Sono dunque necessarie informazioni e riscontri ed è qui che interviene la responsabilità e la collaborazione di tutti.
L'altro aspetto pesantemente negativo per la nostra regione è legato allo spaccio e al consumo di droga, che come tutti sappiamo sono molto alti. Qui la novità è nella dissociazione tra consumo di stupefacenti e tossicodipendenza, che non sono fenomeni equivalenti. L'area del consumo è enormemente vasta, si sta arrivando ad una sorta di 'consumo sostenibile', come lo sballo organizzato del sabato sera. Questo ha portato all'amplificazione del consumo e alla moltiplicazione degli spacciatori, organizzati ormai da vere e proprie mafie alloctone, straniere: i nigeriani controllano eroina e coca, gli albanesi droga e prostituzione e i maghrebini si occupano dello spaccio su strada. Queste realtà hanno occupato pezzi del nostro territorio, dove non ci sono le n'drine, ma la mafia c'è. Le indagini e la repressione da parte delle forze dell'ordine hanno prodotto importanti risultati, specialmente con l'intensificarsi dei rimpatri, con i controlli casa su casa di interi quartieri, ma servono anche prevenzione e informazione, la città deve prendere coscienza della situazione e ribellarsi. Per questo è così importante la presenza oggi dei ragazzi di tante scuole umbre. A voi dico che è necessaria la coscienza di cittadini che vivono di reciproca solidarietà e, infine, che non si può essere contro la mafia e, di sabato sera, contribuire al suo finanziamento”.
ANTONELLA DE MIRO (Prefetto di Perugia): “GRANDE L'IMPEGNO DELLE FORZE DELL'ORDINE, MA SERVE LA COLLABORAZIONE DI TUTTI. LA DROGA NON FA SOLO MALE ALLA SALUTE MA DISTRUGGE L'ECONOMIA SANA - Sono qui da poco tempo ma ho subito avvertito che lo spaccio e il consumo di droga rappresentano un forte allarme sociale. L'età del consumo, sia pure occasionale, è scesa a 12 anni. Sono stati intensificati i servizi di polizia e l'espulsione di stranieri spacciatori. Emessi centinaia di fogli di via obbligatori. Ben 83 soggetti sono sottoposti a sorveglianza speciale. Sono state portate a termine operazioni clamorose, come quella denominata 'Show must go on', con lo smantellamento di un'organizzazione che faceva transitare partite di droga da Saronno a Genova e poi a Perugia, il cui capo era in Olanda e si avvaleva, su Perugia, di un capo tunisino. Da quando Perugia ha dato segni di inasprimento dei controlli c'è stato uno spostamento dei traffici altrove, specialmente su Livorno. Ricordo che a Perugia sono stati arrestati ndranghetisti e camorristi che risiedevano proprio qui. Questa è terra di riciclaggio di denaro e questi soggetti si inseriscono silenziosamente, senza dare scandalo. Per vincere queste battaglie servono, oltre all'operato delle forze dell'ordine, azioni condivise anche da istituzioni, scuole e strutture sanitarie. Solo così si intacca la pesante connessione tra droga e mafia. Ai ragazzi voglio dire che la droga non fa solo male alla salute ma alimenta l'economia criminale e distrugge quella sana. Non dimenticate Giuseppe di Matteo, il bambino siciliano tenuto prigioniero per due anni e poi sciolto nell'acido mentre i mafiosi che lo detenevano stavano cenando, alzandosi ogni tanto per controllare che svanisse ogni traccia di lui. Non dimenticate i 43 studenti messicani rapiti e consegnati alle organizzazioni di narcotrafficanti. Avevano la sola colpa di voler crescere liberi e in democrazia. Prendete coscienza di ciò che c'è dietro la criminalità organizzata”.
DOMENICO PETRUZZO (Dirigente Ufficio scolastico regionale): “RACCOGLIAMO LA SFIDA LANCIATA DALLA COMMISSIONE PER NON LASCIARE LE COSE COME STANNO - Raccogliamo l'invito della Commissione antimafia e antidroga e partecipiamo a questa azione comune con le istituzioni perché il nostro compito è di trasmettere la cultura che ci rende cittadini migliori e combattere la cultura dello sballo. Non voglio più sentire genitori che ci telefonano chiedendo se la tale scuola è più o meno sicura di un'altra, tutte le scuole devono essere uguali. Il dettagliato e chiarissimo rapporto della Commissione è per noi uno stimolo e una sfida che raccogliamo, offrendo la massima collaborazione e impegnandoci a non lasciare le cose come stanno, coscienti che in questo modo non faremmo altro che agevolare i gruppi criminali”.
FABRIZIO RICCI (Osservatorio regionale antimafia e tossicodipendenze) “IL MERCATO DELLA DROGA IN UMBRIA VALE 90 MILIONI DI EURO OGNI ANNO, QUELLO SPECIFICO DELL'EROINA 34 MILIONI” - Ha parlato con particolare riferimento ad un dossier dal titolo 'La droga in Umbria', un lavoro datato 2013, curato da 'Libera' su input e in collaborazione con la Regione Umbria. “Il mondo della droga – ha detto Ricci - va visto come fenomeno di filiera che attraversa varie fasi: parte dall'investimento, poi l'importazione, quindi lo spaccio, il riciclaggio, il reinvestimento ed infine il radicamento delle organizzazioni criminali che prendono possesso di una parte del territorio. In questo la 'ndrangheta è indubbiamente tra i soggetti più potenti. Il mercato della droga in Umbria vale 90 milioni di euro ogni anno sui 750 milioni a livello nazionale ed in modo generico è sotto la media nazionale, ma nello specifico dell'eroina, che conta un giro di 34 milioni di euro, la nostra regione è oltre la media nazionale. In Umbria, il livello di organizzazione dello spaccio è più alto rispetto alle altre regioni italiane. Il problema più doloroso da affrontare riguarda le morti per overdose. Dal 1996 al 2012 si sono verificati 25 decessi ogni anno, senza contare i numerosi casi in cui si è riusciti ad intervenire in tempo per salvare il soggetto. L'Umbria non si può considerare un corpo estraneo rispetto alla realtà del centro nord dove la 'ndrangheta, nel corso degli anni, si è radicata. In molti territori è stata organizzata la stessa struttura esistente in Calabria. Per quanto riguarda le sostante stupefacenti è Napoli la meta per il rifornimento. Si sta verificando anche in Umbria l'inquinamento dell'economia e l'hotel 'Gomorra' (caso 'Apogeo' di Ponte San Giovanni) ne è la dimostrazione. È ormai dimostrato che quello del narcotraffico e quello legato alle organizzazioni criminali sono fenomeni particolarmente collegati”.
ROSY BINDI (Presidente parlamentare antimafia): “PIÙ FACILE COMBATTERE L'OMERTÀ DA PAURA CHE DA CONVENIENZA. LA POLITICA DEVE METTERE IN CAMPO MAGGIORE FERMEZZA E MORALITÀ - Poter approfondire una problematica come quella di oggi insieme ai ragazzi è molto importante perché la scuola, soprattutto in tema di sicurezza, conosca il proprio territorio. Conoscere ciò che ci circonda è importante per potersi organizzare e rispondere adeguatamente. Se le mafie italiane e straniere si sono ben radicate anche nel Centro-nord è perché per molti anni si voluta negare la loro esistenza, sia a livello politico che da parte di magistrati e prefetti. Oggi, grazie a sentenze definitive abbiamo contezza delle organizzazioni mafiose fuori dai loro territori d'origine, andando ad interessare regioni come la Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Valle d'Aosta e altre. Ed un campanello d'allarme, che va attentamente ascoltato, è già suonato anche per l'Umbria. Se si vuole fermare questo fenomeno bisogna combattere l'atteggiamento dell'indifferenza, affinché ogni cittadino possa sentirsi parte in causa. Le mafie sanno mimetizzarsi benissimo nella realtà di un territorio. È vero che hanno il loro mondo, ma sanno abitare benissimo anche il nostro, sanno come entrare nelle case, nelle scuole, nel sistema economico imprenditoriale, nelle istituzioni. Ma sono spregiudicati. È più facile combattere l'omertà da paura che da convenienza. Dopo il periodo delle grandi stragi, oggi le mafie sembrano uccidere di meno, ma agiscono in altro modo, altrettanto violento. Oggi si fanno notare meno, ma riescono a fare più affari, uccidendo però l'economia, la società e le vite degli uomini. Bisogna aggredire l'omertà della convenienza che porta settori interi della società ad accettare 'collaborazione'. Stiamo parlando di una pericolosa 'zona grigia' che si può combattere soltanto con un grande senso di responsabilità. Fino ad oggi lo Stato ha messo in campo molti strumenti per la repressione delle mafie, ma serve una legislazione più appropriata per fermare il fenomeno, che parte dalla lotta alla corruzione, ai reati finanziari. Bisogna creare più coscienza critica contro le mafie. E voi giovani siete chiamati ad essere in prima linea. L'illegalità toglie ogni possibilità di futuro. È un dovere delle Istituzioni far fruttare i beni sottratti alle mafie, dando vita, ad esempio, ad un fondo rotativo per le aziende e quindi per azioni di welfare. La politica deve fare di più. Non ci sarebbe potere mafioso se non ci fosse la copertura della politica, anche e soprattutto a livello periferico e locale, oltre al consenso della società. La politica deve mettere in campo maggiore fermezza e più moralità. Ognuno di noi deve fare la propria parte. Dobbiamo avere tutti la forza di reagire”.

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