Passato, presente e futuro; citazioni colte, rielaborazioni razionali ed emozionali: le opere grafiche e pittoriche di Massimiliano Poggioni sono molto di più di tutto questo. Lo potrà scoprire chi visiterà “Melting Pot”, la mostra del giovane artista umbro, aperta fino al 16 novembre, promossa dall'Associazione culturale ARTECH inaugurata a Villa Fidelia di Spello alla presenza del sindaco Moreno Landrini, dell'assessore alla cultura Irene Falcinelli e di Gino Emili, consigliere della Provincia che ha patrocinato l'evento, insieme a Regione e Comune di Spello. “E' la prima mostra che, pensata con la precedente amministrazione provinciale, si inaugura con la nuova – ha sottolineato Maurizio Terzetti, dirigente dell'ente – e nuovo dovrà essere anche il rapporto con il Comune di Spello per la gestione di Villa Fidelia che è un bene prezioso da valorizzare e proteggere”. Una location che valorizza le opere di Poggioni, ha evidenziato la curatrice della mostra Carmen Lorenzetti che ha illustrato con rara efficacia le 44 opere esposte. Rammarico perché Perugia non ha raggiunto l'obiettivo di essere proclamata capitale della cultura è stato espresso dal sindaco Landrini. “Per l'Umbria – ha sottolineato – sarebbe stata un'opportunità straordinaria. Come città lo avevamo sognato mettendo a disposizione, oltre che Villa Fidelia, le Torri di Properzio restaurate e i mosaici della Villa Romana di Sant'Anna che gli esperti definiscono secondi solo a Piazza Armerina. Poggioni trasmette grande passione dalle cose che fa, passione senza la quale non si possono ottenere grandi risultati”. “Ci siamo confrontati con l'artista – ha dichiarato Irene Falcinelli – che basa il suo lavoro su una conoscenza molto profonda della cultura italiana ed europea per guardare alla contemporaneità e al futuro”. “Villa Fidelia – ha affermato Emili – è uno dei tesori della Provincia che cercheremo di valorizzare tanto più oggi che l'ente ha assunto un ruolo di accompagnamento e  cerniera tra Comuni i istituzioni superiori. Tesoro nel tesoro è la mostra di Poggioni”. 

Nel dettaglio, le opere pittoriche di Poggioni si muovono attraverso il concetto della maschera e della dualità: nella serie “Mask on nothing” si tratta di maschere che si adattano perfettamente al viso e non lasciano intravedere cosa c’è sotto, che rimane così un enigma. L’uomo contemporaneo, sembra dirci l'artista, ha il disperato bisogno di apparire secondo istanze che gli vengono dettate dalla società dei consumi e dagli imperativi di una performatività portata al limite. Sente quindi il bisogno di travestirsi e di non presentarsi per quello che è. Dietro alla maschera potrebbe infatti nascondersi il vuoto dell’uomo contemporaneo, privato dei propri autentici bisogni, desideri e di un proprio e riconoscibile immaginario. Accanto al tema della maschera compare la bipartizione del quadro della serie "Half Unit", quasi un dittico all’interno dell’unità della tela, che indica un rapporto con qualcosa che sta fuori dal corpo, che si presenta spesso come raddoppiamento, come occultamento o completamento simbolico. La figura rimane intatta, delineata con segni incisivi, mentre lo sfondo pastoso suggerisce un’interpretazione che nel groviglio, il non definito, la macchia, ha sempre visto un riferimento all’inconscio, al regno dell’istinto, dell’irrazionale e dell’inesplicabile, al mistero dell'uomo. Rispetto alle grafiche, il gioco è tutto incentrato sul bianco, nero, rosso. Questi lavori hanno come orizzonte l’osservazione della nostra società contemporanea, dei modelli e delle contraddizioni che essa presenta. Alcuni  nascono da brani, frammenti di testo, poesie, sono quindi immagini letterarie prima che visive e raccontano una storia, uno stato d’animo, una situazione . Sono riunibili in vari gruppi dalle più sintetiche ed essenziali, a quelle dove regna, in un dichiarato horror vacui, un proliferare inestricabile di soggetti metamorfici, che ricordano il barocco, il surrealismo e il fertile immaginario dei fumetti del XX secolo.

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