PERUGIA - L’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, nell’ambito delle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della fondazione ha organizzato il convegno nazionale “La mente che cura”. L’iniziativa, patrocinata dalla Regione Umbria, prevede due appuntamenti, uno a Perugia il 18 ottobre e l’altro a Terni il 22 novembre. 

Ne hanno parlato oggi in una conferenza stampa che si è tenuta alla sala Fiume di palazzo Donini David Lazzari, presidente regionale Ordine degli Psicologi, Chiara Cottini (vicepresidente), Paola Angelucci (ufficio di presidenza) e Ilaria Milletti (Consulta giovani psicologi), ed è stata anche occasione per presentare il nuovo simbolo votato dai soci dell’ordine con un referendum.

Il convegno di Perugia

“Il tema, in base alle evidenze scientifiche che oggi abbiamo, è dire quale è il ruolo della mente negli interventi che aiutano a migliorare il benessere e la salute dei cittadini nella comunità”, ha spiegato David Lazzari introducendo il primo dei due convegni che si terrà nel capoluogo umbro il 18 ottobre  (ore 9) presso l’Aula Magna dei Dipartimenti di Medicina-Università degli Studi di Perugia in piazza L. Severi.

A rendere maggiormente l’idea del tema che affronteranno specialisti del settore, è il sottotitolo del convegno: interventi psicologici efficaci nei contesti della salute.

I lavori saranno aperti da David Lazzari e Catiuscia Marini (Presidente Regione Umbria) e dal professor Fulvio Giardina (Presidente Nazionale Ordine Psicologi). Nella mattinata saranno approfondite, fra le varie cose, le interazioni tra mente e corpo, il come la mente influisce a promuovere salute o a ingenerare disturbi e il ruolo dei fattori psicologici nel processo di cura. Nella sessione pomeridiana dibattito con attori istituzionali e altre professioni sanitarie sulle modalità per una maggiore integrazione delle cure, quindi presentazione di numerosi lavori ed esperienze condotte in Umbria.

Seguirà premiazione di 90 iscritti all’ordine con 25 anni di anzianità.

Il convegno di Terni

Nel secondo appuntamento, “La mente che cura: interventi psicologici efficaci nei contesti sociali”, che si terrà presso la sala conferenze dell’Ospedale Santa Maria di Terni in viale Tristano il 22 novembre dalle 9 alle 18,30, sarà puntata l’attenzione su tematiche più generali. Saranno infatti analizzati aspetti legati a temi del lavoro, organizzazioni, disagio sociale, scuola e dipendenze.

Anche in questa occasione interverranno esponenti di prestigio e saranno premiati 45 iscritti all’ordine con 25 anni di anzianità.

Salute fisica e mentale, quale è la situazione nazionale e umbra?

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Dall’indagine Istat 2014 è emerso che dal 2005 è migliorato lo stato di salute fisica, ma è peggiorato quello psicologico. Da questo punto di vista stanno peggio soprattutto i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), in particolare maschi tra i 45-54 anni (-2,6). La differenza con le donne è data da due aspetti: il maggiore impatto del tema lavoro e una propensione dei maschi ad aprirsi di più rispetto a nove anni fa.

L’Umbria registra un trend analogo a quello nazionale. Le donne aumentano leggermente la salute psicologica rispetto al 2005 ma in assoluto hanno punteggi più bassi degli uomini.

Rispetto allo stato di salute fisica (dati Istat 2014) l’Umbria ha un indice di 51,2 identico alla media nazionale, ma leggermente più basso dell’Italia centrale (51,3), per la salute psicologica l’indice è 48,9 (media Italia 49,0 e centro Italia 49,0) dato che ci pone al 15° posto tra le regioni.

Per spiegare questo posizionamento si possono inquadrare due fattori. Il primo, un handicap, riguarda le dimensioni. Una realtà piccola ha meno risorse ed economie di scala. Il secondo è un vantaggio: una buona qualità della vita. Su questo aspetto si dovrebbe puntare, tenendo conto di molteplici ingredienti, come ad esempio la necessita di essere un contesto ad alto tasso di umanizzazione. L’ordine degli Psicologi su questo aspetto è pronto a collaborare: l’Osservatorio sui Bisogni psicologici (OBP) al quale stiamo lavorando è un contributo in questa direzione.

La figura dello psicologo può affrontare da sola lo scompenso fra salute fisica e mentale? E in Umbria come si sta lavorando su questo? 

Lo psicologo lavora su psiche e comportamenti delle persone, sui loro equilibri adattativi nelle diverse situazioni di vita (salute, lavoro, famiglia, relazioni, scuola, comunità, ecc...). Si può definire un lavoro per una migliore l’integrazione delle persone con se stesse e con il loro contesto. Perciò integrazione, così come promozione e cambiamento, sono le parole chiave del nostro lavoro.

Oggi salute fisica e psicologica sono due facce di una stessa medaglia e uno stato psicologico negativo può danneggiare quello fisico, così come può aggravare una malattia fisica. Perciò serve una risposta integrata corpo-mente nelle cure. I professionisti, nei vari campi, devono lavorare in modo integrato se vogliamo dare risposte più efficaci e meno frammentarie.

Non è dunque più accettabile la visione del medico che lavora su un corpo senza mente e uno psicologo che lavora su una mente senza corpo. Oggi questa visione non è più accettabile, è superata da un punto di vista scientifico e non appropriata da un punto di vista dell’intervento. Occorre collaborazione fra professioni per avere approccio a una persona integrata e non più spezzettata rispetto cura e prevenzione.

L’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, che punta a dare una corretta lettura dei bisogni nri vari contesti fornendo delle risposte, ha ad esempio chiesto alla Regione di poter contribuire al nuovo Piano Sanitario Regionale, perché è importante che questi aspetti siano considerati e si aumenti il livello di integrazione multi professionale nelle cure.

Gli psicologi in Umbria

In Umbria sono 800, dei quali circa i due terzi ha una specializzazione post-laurea di 4 o 5 anni, per lo più in Psicoterapia o in campo clinico. Ma ci sono diversi psicologi esperti nel lavoro e nelle organizzazioni, nella promozione del benessere e della salute, nei problemi legati alle malattie fisiche, in neuropsicologia e così via. Sempre più quello di Psicologo, come accade per altre figure (vedi il Medico), è un titolo di partenza per percorsi di ulteriore specializzazione (in totale 10 o 11 anni: cinque di laurea, uno e mezzo/due di tirocinio ed esame di stato, 4 di specializzazione).

Lo psicologo nel mondo del lavoro e nelle aziende

La presenza di Psicologi nelle organizzazioni è ancora episodica, è una professionalità a molte facce che viene spesso utilizzata poco e male. L’Umbria poi è indietro rispetto ad altre regioni in questo campo.

In alcuni soggetti vi è una resistenza dovuta alla visione dello Psicologo come un professionista legato alla malattia mentale, uno “strizzacervelli” che non da pillole. Lo Psicologo invece guarda ai disturbi non come etichette di malattie dove incasellare le persone, ma come problemi da affrontare e risolvere potenziando le risorse delle persone stesse, rendendole cioè più forti ed autonome, aiutandole ad aiutarsi con più efficacia. Lo Psicologo non “passivizza” le persone ma semmai le rinforza. In Umbria si sta lavorando per aprire un centro di ascolto.

Quale è la fascia di età che di più si rivolge allo psicologo?

Oggi sono soprattutto i giovani e le persone di mezza età (40-50 anni) a rivolgersi a psicologi. La maggior parte lo fa per problemi di ansia e depressione o legati a diverse forme di disagio e stress. Va tenuto presente un dato importante: mentre la salute fisica in genere peggiora con l’età e quindi i più anziani hanno più problemi, non è così con quella psicologica. Per questo sarebbe importante investire nella salute psicologica precocemente, dare un aiuto in queste età critiche dove star male ha un impatto forte sulla vita e sul futuro. Si è registrato infatti un picco nei più giovani.

Il legame con il mondo della scuola e la situazione in Umbria

Si dice che la qualità della Scuola è il futuro del Paese ma poi nei fatti non si è coerenti. In quasi tutti i Paesi europei vi sono gli Psicologi ad aiutare studenti ed insegnanti (e spesso famiglie), mentre da noi è una rarità, non esistono leggi che lo prevedono. L’Ordine in Umbria ha fatto iniziative in passato e in questi giorni sta lavorando al progetto “Centri di Ascolto e di Gruppi Benessere nella scuola” con Usr (Ufficio Scolastico Regionale) e Regione Umbria. La scuola non è solo un luogo fondamentale dove intercettare il disagio prima che aumenti ma è anche un luogo fenomenale di prevenzione e promozione della salute.

Ansiolitici, i numeri sull’utilizzo

In Italia vi è un trend di aumento del consumo di pillole per il disagio psicologico. I dati dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) dicono che questi farmaci sono al 4° posto (3 miliardi e 300 milioni l’anno, dei quali il 40.9% spesi direttamente dai cittadini), con una crescita di 20 punti dal 2007, un paziente su quattro ha avuto prescrizione di antidepressivi (30% sotto i 45 anni).

L’Umbria, solo per gli antidepressivi, è al quarto posto in Italia, passata da 28.7 dosi di farmaco consumate giornalmente da 1000 abitanti a 50.2 a fronte di una media nazionale di 39.1.

Gli ansiolitici rappresentano la principale spesa di famaci pagati di tasca propria dagli Italiani (quasi 400 milioni nel 2013) con un trend costante di aumento negli ultimi 10 anni: da 50,7 a 53,6 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Per consumo di ansiolitici l’Umbria è poco al di sotto della media nazionale (52,8 dosi per mille ab. contro 53,6) ma è la regione che mostra il più alto incremento (+1,9) rispetto al 2012 dopo la Valle d’Aosta.

Questi dati ci dicono che il farmaco è la prima risposta proposta per il disagio psicologico. Ma non sempre, mostrano gli studi, è la più efficace e conveniente. Anche in relazione agli effetti collaterali (soprattutto per i lunghi consumi) e alla reale possibilità di cambiamento. Il farmaco può dare una spinta ma l’aiuto psicologico è fondamentale per guidare il cambiamento nella maggior parte delle situazioni. Ma ancora che non c’è un disegno organico in grado di dare una risposta articolata e adeguata al problema. Si pensi solo alla utilità di integrare gli psicologi nelle cure primarie, nel disagio sociale o nel disagio legato alla malattia fisica.

Cosa c’è alla base del malessere psicologico?

La società ha accresciuto in benessere materiale ma è aumentata in complessità e competitività. Spesso inserirsi sembra una guerra. Ciò che è manca è il ben-essere con il trattino, cioè lo stare bene con se stessi e gli altri. Siamo una società del benessere materiale e del malessere psicologico. La crisi quindi non è solo economica ma è anche culturale. Occorre riflettere che abbiamo una società troppo tossica, va resa più umana. In sanità si parla di “umanizzazione” perché abbiamo costruito un sistema di cure che guarda al corpo e non alla persona, come se potesse esistere un corpo avulso da un individuo e dalla sua specificità. Questo tema oggi è di tutta la società: abbiamo bisogno di “umanizzazione”, e la Psicologia può dare un grande contributo in questo.

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