PERUGIA - “Il via libera delle Regioni alla fecondazione eterologa altro non sembra che una corsa per anticipare provvedimenti conseguenti alla decisione della Corte Costituzionale e non una dimostrazione di efficienza quale invece si vuol far apparire”. Lo scrive il capogruppo regionale dell'Udc, Sandra Monacelli convinta che “come spesso accade in questi casi, quando si spinge eccessivamente sull'acceleratore si finisce con il creare dei pasticci non indifferenti”.
 
Per l'esponente centrista, “anzitutto il riconoscimento della fecondazione eterologa nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), vale a dire che il servizio sarà concesso gratuitamente dal servizio sanitario nazionale. Il diritto alla genitorialità – aggiunge - va sicuramente rispettato, poiché non si possono negare le problematiche di carattere psicologico e di rapporti nella coppia che possono derivare dall'impossibilità di procreare. Ma va evidenziato con vigore – continua - che le Regioni non hanno avuto la stessa celerità, anzi continuano ad andare colpevolmente col freno a mano tirato, nel riconoscere nei Lea situazioni oggettivamente molto gravi, quali ad esempio alcune disabilità e le malattie rare”.
 
Secondo Monacelli, inoltre, “nelle linee guida viene consentito, al nato da eterologa, di conoscere l'identità del genitore solo quando avrà compiuto i 25 anni di età e sempre che il donatore sia consenziente. Da non sottovalutare in questo caso – rimarca - i rischi derivanti dalla consanguineità, considerato che possono essere effettuate fino a dieci donazioni, e quindi che fratelli genetici e inconsapevoli possano nel frattempo aver messo al mondo dei figli”.
 
Per Monacelli, in sintesi, si tratta di “un documento con il quale le Regioni pretendono di esercitare una sorta di potere sostitutivo nei confronti del Parlamento e questo sì che rischia di ingenerare il Far West. Lo stesso documento – conclude - si pone come obiettivo la salvaguardia dei diritti delle coppie, come ha sottolineato la presidente Marini, ma tralascia completamente quelli dei nati e le pesanti conseguenze che questa corsa nel voler dare una risposta immediata, decisamente insolita per le Regioni, rischia di avere sulla loro vita”.

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