Individuato il pittore trecentesco di S. Andrea a Bettona
BETTONA - Dopo il terremoto del 1984 l’Oratorio di S. Andrea a Bettona, d’impianto trecentesco ma radicalmente trasformato nei secoli, fu sottoposto ad un accurato restauro da parte della Soprintendenza ai Monumenti dell’Umbria. Tra la sorpresa generale riaffiorarono due pareti del primitivo edificio occultate da intercapedini settecentesche, sulle quali apparve un ciclo pittorico del 1394 dedicato alla Passione di Cristo. Sono quattro grandi scene: La lavanda dei piedi e La salita al Calvariosulla parete sinistra; L’orto degli ulivi e L’incontro di Cristo con le pie donne sulla parete destra, le prime due perfettamente conservate, le altre in stato frammentario. Sulla parete di fondo, oggi interamente occupata dall’altare e da un finto drappeggio in stucco sempre del sec. XVIII, doveva far mostra di sé una grande Crocifissione ma non è possibile dire se si è conservata o se invece è andata irreparabilmente distrutta come è avvenuto per la volta a crociera che a quanto pare era anch’essa dipinta.
Alla scoperta, come scriveva Francesco Brenci attuale presidente della Pro-loco di Bettona, fu dato grande risalto dalla stampa locale ma nessuno studioso volle sbilanciarsi sulla paternità dell’opera e pertanto l’autore venne battezzato con lo pseudonimo “Maestro della Passione di Bettona”. Recentemente Romano Cordella, durante una visita a Bettona, ha riconosciuto la mano del pittore a lui familiare per averlo studiato in più di un’occasione. Si tratta di Cola di Pietro da Camerino, un maestro attivo tra i secoli XIV - XV, che ha lasciato opere in molte parti delle Marche e dell’Umbria, specialmente a Vallo di Nera dove si ammira il suo capolavoro, la nota Processione dei Bianchi del 1401. Di questo popolare e prolifico maestro camerinese Cordella ha rinvenuto numerose tracce inedite anche a Spello, Montefalco, Cerreto di Spoleto, Preci, Biselli di Norcia, Visso, Gualdo Tadino (dove rimane anche parte della sua firma sotto una grande Crocifissione frammentaria simile forse a quella perduta di Bettona). L’opera più tarda che di lui si conosca (1415) è stata ritrovata da Matteo Mazzalupi nella chiesa di Caspriano in quel di Camerino. A tutte queste opere, in primis a quella bettonese, Romano Cordella si propone di dedicare uno studio complessivo quanto prima.
Romano Cordella

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