(di Paolo Petroni) (ANSA) - SPOLETO - Difende, come dice lui stesso, ''l'orgoglio italiano'', Riccardo Muti, prendendosela con i direttori stranieri della Scala, ''che cosi' viene snaturata e perde identita''', e con la fatica che si fa in questo paese per sostenere i giovani talenti, come fa lui con L'orchestra Giovanni Cherubini, tutta composta di under 30, che ha portato ora a Spoleto per il ''Concerto per un amico'' al Caio Melisso.

Convinto che ''ogni azione di un uomo di cultura sia politica, nel senso etimologico della parola'', non si adagia sugli allori dell'Orchestra Sinfonica di Chicago, una delle piu' importanti del mondo, di cui e' direttore, ma si impegna con i giovani in Italia, ''ed e' una vera lotta'' in questo paese ''in cui la cultura annaspa da decenni e per la musica si e' abituati a piegarsi in ginocchio davanti a nomi e compagnie straniere''. 

I suoi ragazzi della Cherubini, tutti selezionati tra i migliori in campo da commissioni di livello internazionale, ''quest'estate sono disoccupati e ognuno si trovera' un lavoretto, magari da bagnino o cameriere, mentre arriva in Italia da Oltreoceano un'orchestra giovanile straniera. Eppure questo nostro complesso e' ottimo sia per la musica sinfonica che per l'opera lirica - ribadisce Muti - come ha dimostrato piu' volte. Non ha insomma nulla da invidiare a nessuno e ovunque andiamo desta ammirazione, perche' io insegno, oltre alla musica, l'importanza della disciplina artistica, l'atteggiamento etico verso la propria professione. Sono tutti ragazzi che hanno quindi grande dignita' e nessuna arroganza, in questo paese dove di solito capita il contrario, e fa male dirlo. La verita' e' che loro rappresentano la faccia pulita dell'Italia, forse sono il punto da cui ripartire per ricostruire tutto''. Poi aggiunge che la sua veemenza e il risentimento possono sembrare eccessivi, se non fosse che tocca con mano ''i guasti di decenni di incultura''.  

A parte l'orchestra del Petruzzelli, composta al 40% di ex della Cherubini, quelli che riescono a continuare a fare i musicisti, in genere lo fanno all'estero, ''pagando lo scotto di un paese dove c'e' totale mancanza di cultura musicale e la 'nuttata'' di Eduardo sembra non finire mai''. Io stesso, racconta, ''che studiai al liceo storia dell'arte e alla maturita' venni interrogato sul Sassetta, importante ma minore, non avrei saputo nulla di Verdi e Puccini, se non avessi contemporaneamente frequentato il pomeriggio il conservatorio, da cui escono oggi tutti con un titolo che vale come una laurea, mentre io non mi sono mai laureato, anche se ne ho ricevute 22 honoris causa, l'ultima da poco in America''.

 L'America del mecenatismo (di recente all'Orchestra di Chicago e' arrivata una donazione di svariati milioni di dollari) mentre da noi le orchestre chiudono e i meravigliosi teatri sparsi per tutto il paese sono inagibili o ridotti a cinema. Per questo Muti loda l'iniziativa della Fondazione Carla Fendi, cui deve la presenza sua e della Cherubini al festival, per suonare in memoria del marito della signora Fendi, scomparso da poco. E a Spoleto promette, se la collaborazione continuera' con altri inviti, di tornare.

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