Schiacciata fra la megalopoli e il piccolo centro, per questo a lungo indiziata di marginalità e bollata, nei modelli di città, come una sorta di “tipologia residuale”, la città “media”, quella in genere compresa fra i centomila e i trecentomila abitanti, meglio se provvista di un passato storico e di una chiara identità culturale, è quella che oggi sembra invece essere diventata la più attrezzata a recitare un ruolo da protagonista nella dimensione europea e a diventare un laboratorio di cultura e d’innovazione, un centro di competitività e d’internazionalizzazione.

“Il tema della ‘città media’ coincide con quella della dimensione europea, che caratterizza la nostra candidatura”, ha spiegato Bruno Bracalente, presidente di “Perugia 2019 con i luoghi di Francesco d’Assisi” a Capitale Europea della Cultura, aprendo stamani presso il Centro Congressi della Camera di Commercio di Perugia il “workshop” internazionale, che ha inaugurato l’edizione di “Umbrialibri 2014”. “Sguardi incrociati sulla città media europea – questo il tema del seminario -: le sfide dell’intelligenza, dell’inclusione e della sostenibilità”, al quale hanno preso parte i professori dell’Università “Iuav” di Venezia Guido Zucconi e Bernardo Secchi, Riccardo Cappellin dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Rudolf Giffinger della “University of Technology” di Vienna, Monica Busti e Luca Ferrucci dell’Università di Perugia e Suvi Innilä della “Turku 2011 Foundation”.

“La città media – ha detto Bracalente – ha molte più possibilità delle altre tipologie di invertire la tendenza alla crisi e al declino e di reinventarsi come città, coniugando intelligenza, inclusione e sostenibilità, meglio se è una città storica, con un ricco passato culturale, che oggi può tornare ad essere una città ‘smart’, una città della conoscenza con un alto profilo internazionale, forte delle sue istituzioni universitarie e culturale”. Un identikit che, per Bracalente, corrisponde esattamente a Perugia: “È quello che cerchiamo di fare e su cui abbiamo impostato il nostro progetto di candidatura”. E, proprio per questo ma non solo – hanno annunciato lo stesso Bracalente e il Prorettore dell’Università di Perugia Fabrizio Figorilli – a Perugia verrà costituito un “Laboratorio permanente sulla ‘città media’”, un centro di studi e ricerche cui collaboreranno molteplici aree disciplinari dell’Ateneo perugino, aperto ad una rete di rapporti a livello europeo, “di cui il seminario di oggi – ha detto Bracalente – rappresenta il primo atto”.

In questo quadro, Guido Zucconi dell’Università “Iuav” di Venezia ha tracciato la storia della città media in Europa (“Più che l’industria, furono le linee ferroviarie a trasformare geografia e gerarchia delle città europee”). Del ruolo di una “capitale europea della cultura” ha parlato Bernardo Secchi della stessa università: “Perugia – ha detto -, insieme alle tante città medie europee, ha svolto un ruolo insostituibile poco riconosciuto negli anni recenti e quasi negato nella costruzione in corso dell’agenda europea”.

“La ‘smart city’ – ha detto Riccardo Cappellin dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – non è tanto un luogo dove si applicano tecnologie avanzate e costose, ma una città nella quale si genera la nuova conoscenza e che innova velocemente”. “Si parla di ‘smart city’ in tanti modi – ha sottolineato Rudolf Giffinger dell’Università di Vienna -, tanto che il termine è diventato confuso: ciò che occorre considerare, secondo parametri precisi, è lo sviluppo urbano in termini sociali, ambientali e tecnico-economici”. Monica Busti e Luca Ferrucci dell’Università di Perugia hanno presentato i risultati di una intervista, promossa dalla Fondazione “Perugia 2019”, sulle parole-chiave dell’Europa di oggi, intelligenza, inclusione e sostenibilità: “Dall’indagine – hanno riferito – è emerso un chiaro disagio per alcuni aspetti e processi urbani, ma anche una forte consapevolezza del ruolo di associazioni e singoli per migliorare Perugia”. “L’esperienza ha finora mostrato – ha affermato Suvi Innilä – che le città ‘medium size’ sono attualmente quelle che più corrispondono al modello ideale di ‘Capitali Europee della Cultura’. Per esse, la ‘nomination’ si è dimostrata una grande opportunità e un grande strumento per lo sviluppo e il cambiamento”.

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