ROMA - Un tavolo tecnico interregionale sulla fecondazione eterologa alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto cadere il divieto. La riunione e' convocata il 4 giugno alle 10 a Roma, nella sede della Regione Umbria, per una valutazione degli spazi che si aprono per le Regioni in quest'ambito e con l'obiettivo di predisporre programmi omogenei nei vari territori. Vi parteciperanno i rappresentanti regionali, Assunta Morresi per il ministero della Salute, Carlo Foresta, professore straordinario di Patologia clinica a Padova e coordinatore del tavolo tecnico (che gia' da 4 anni opera sulla fecondazione assistita) e Gianni Baldini, docente di Biodiritto a Firenze, legale di una delle coppie che contro il "no" all'eterologa ha fatto ricorso. 

L'incontro non potra' che essere una prima ricognizione, visto che si svolge a ridosso della camera di consiglio prevista il 9 in Consulta per esaminare nuovamente il testo della sentenza. La Corte ha gia' effettuato un primo vaglio delle motivazioni, stese da giudice Giuseppe Tesauro, il 20 maggio, ma si e' aggiornata, su richiesta di alcuni giudici, per limare i contenuti.

L'atteso deposito della sentenza potrebbe avvenire tra 10 e 11 giugno, salvo nuovi colpi di scena. L'allungarsi dei tempi non intacca il nocciolo della decisione: il divieto resta incostituzionale. Ma finche' le motivazioni non saranno depositate e pubblicate in Gazzetta Ufficiale, non saranno efficaci.

Le argomentazioni che la Corte adottera' per motivare la sua decisione, inoltre, sono centrali per capire in quale cornice si iscrive il diritto di accesso all'eterologa e valutare se le stesse motivazioni non aprano uno spazio d'intervento.

I fronti aperti sono molti. Soprattutto esponenti di area cattolica, da Eugenia Roccella a Maurizio Sacconi, chiedono un nuovo intervento del Parlamento, su cui si e' espressa, del resto, lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La loro posizione e' che si e' prodotto un vuoto e ci sono molti punti da definire per i quali non bastano delle linee guida o un regolamento, serve una legge: diritto del nascituro a conoscere i propri genitori, gratuita' della cessione di gameti, anonimato del donatore.

Nessun vuoto normativo, ribattono diversi giuristi e gli stessi avvocati che hanno assistito le coppie, perche' la legge 40 gia' stabilisce il divieto di disconoscimento di paternita', il divieto per la madre di non riconoscere il figlio e anche, il principio di assoluto anonimato del donatore.

 

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