Agricoltura e ambiente:volume sui mulini idraulici umbri di Melelli e Fatichenti
PERUGIA - Sino alla fine dell'Ottocento, si contavano in Umbria ancora 900 mulini idraulici, parecchi gia' in isuso, in un inarrestabile processo di degrado dovuti all'abbandono, perche' non piu' conveniente, dell'antichissima tecnologia. Eppure per molto tempo, dall'antichita' al Medioevo, dal Rinascimento all'Eta' Moderna, il mulino che sfruttava l'acqua per macinare i cereali fu il signore incontrastato del paesaggio rurale, elemento produttivo e insieme di bellezza, caratteristico della civilta' mediterranea, che contribuiva al fascino di campagne e corsi d'acqua, splendidamente ritratti negli olii e negli acquerelli dei pittori e dei viaggiatori, che isitavano l'Italia; cosi' come luogo d'incontro e fattore socializzante, punto focale delle piccole comunita' agresti (che, per scherzo e forse no, accusavano il mugnaio di non far nulla e prender mercede, perche' il suo lavoro lo faceva l'acqua, cosi' "mugnaio" divento' sinonimo di fannullone e furfante, perche' dal "molinaro" tutti sono gabbati e derubati), fino a che, nella seconda meta' dell'Ottocento, la famigerata tassa sul macinato vesse dato loro il colpo di grazia, condannando non soltanto uno strumento, ma un intero mondo che intorno al molino idraulico si era raccolto e perpetuato, all'oblìo, all'incuria e all'invisibilita'.
Ci ha pensato un volume di Alberto Melelli e Fabio Fatichenti, sponsorizzato dalla Regione Umbria (che gia' nel ecente passato si era impegnata a piu' riprese nella rilevazione censuaria degli opifici storici e del loro stato di onservazione) con il contributo dell'Unione Europea, a ridare ai mulini ad acqua il lustro e l'importanza che meritano, in quanto a tutti gli effetti "beni culturali". E' quanto riferisce un comunicato della Regione.
Corredato da magnifiche foto, riproduzioni di stampe e materiali d'archivio, silloge di contributi di autori diversi asciati liberi di seguire la propria ispirazione e metodologia, il libro - prosegue il comunicato - offre per la prima volta un'immagine coordinata e storicamente documentata dei mulini ad acqua umbri, ciascuno descritto e schedato nel suo territorio.
L'Umbria, dunque, si potrebbe dire, vista dai mulini, che legati insieme in tanti possibili itinerari, si offre al lettore in una prospettiva nuova. E non solo al lettore.
Chi legge, infatti, puo' cavar letteralmente di tasca (una tasca apposta sulla terza di copertina) un opuscoletto in brossura, in cui s'insegna ad "andare per mulini", ed ecco qui quattro itinerari belli e pronti, con mappe dettagliate, notizie storiche e tutto quanto occorre al viaggiatore e al turista per orientarsi senza smarrirsi (visto che si entra nel cuore, spesso lontano dai circuiti usati, della campagna umbra).
Quattro itinerari (dei numerosi possibili) che sono stati scelti la' dove piu' elevata e' la densita' delle strutture restaurate, alcune delle quali sono state da tempo adibite a funzioni didattico-museali. Ecco allora che il viaggio si snoda, nella zona dell'Alto Tevere e Citta' di Castello, lungo le valli dei torrenti Lama-Selci e Regnano; ecco un itinerario di 50 chilometri che, in auto o in bicicletta, offrono la visita dei mulini ad acqua della Valle Umbra, Spoleto e le Fonti del Clitunno, fino a Torgiano; ed ecco la Media Valle del Naia, 23 chilometri di meraviglie, che si snodano da San Gemini a Todi, dove il torrente finisce nel Tevere. Per finire, non poteva mancare Norcia, con le sue Marcite, fino alla valle del Campiano, dalle caratteristiche uniche nell'Appennino centro-meridionale, per la presenza di acque sorgive che affiorano a temperatura costante.
Un nuovo modo, e al tempo stesso antico, di scoprire l'Umbria autentica, rurale, mistica e francescana. Senza rinunciare ad arte, cultura, attivita' sportivo-ricreative ed enogastronomia.




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