Le scappatelle perugine di Giosuè Carducci
Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Lo scoop sulle tre visite a Perugia (Assisi compresa) e Spoleto di Giosuè Carducci, comprese tra il giugno del 1876 e l'ottobre del 1877, lo ha servito, in un teatro Morlacchi gremitissimo e attento, il magistrato Alessandro Cannevale, ospite insieme al professor Marcello Fruttini, appassionato studioso del poeta, nel corso di uno dei consueti incontri dell'Accademia del Donca, coordinati da Sandro Allegrini.
Su queste visite - dalle quali scaturì, per esempio, l'ode "Alle fonti del Clitunno" -, aveva scritto molto e minuziosamente Uguccione Ranieri di Sorbello, nel suo "Perugia della bell'epoca", sostenendo che questi viaggi (il primo come ispettore ministeriale a Spoleto, il secondo e il terzo come commissario agli esami di maturità del liceo classico Annibale Mariotti) avrebbero rappresentato pure una opportunità per il poeta per incontrarsi, lontano da occhi indiscreti, con la sua Lidia (al secolo Carolina Cristofani in Piva, Lina per gli amici, moglie di un generale garibaldino, che aveva partecipato anche all'impresa dei Mille). I due si erano conosciuti qualche anno prima (nel 1872) e la loro storia si chiuderà pochi anni dopo (nel 1881).
Ebbene, Cannevale afferma - sulla scorta delle lettere intercorse tra i due amanti clandestini (il poeta ne ha vergate circa diecimila raccolte in ventitré libri) - che Uguccione si sarebbe inventato i particolari degli incontri umbri dei focosi amanti (Giosuè chiamava l'amata "dolce pantera", mentre riservava alla moglie la definizione più soft di "dolce bestiola"). Ma se l'amata, che vivendo tra Ravenna e Rovigo, si muoveva preferibilmente tra il Veneto e la Lombardia per gli incontri clandestini con la sua fiamma, residente a Bologna, chi può avere addolcito i giorni trascorsi in Umbria dal focoso poeta, ritenuto dai suoi contemporanei un vero e proprio 'tomber de femmes'?
Cannevale, ora procuratore capo nelle Marche, non si é sbilanciato, limitandosi a sgretolare la "testimonianza circostanziata", ma solo apparentemente, di Uguccione. Ha, tuttavia, lumeggiato la possibilità che potesse trattarsi di una allieva conosciuta magari all'università di Bologna, dove il poeta teneva la cattedra di letteratura italiana. Carducci - piccolo di statura, svelto, con gli occhi vivaci e irrequieti, animatissimo nell'eloquio, anche se per altri burbero e scontroso - non era insensibile alla bellezza femminile: in età molto più matura coltivò una relazione con una scrittrice ventenne e, se non un legame sentimentale, almeno una amicizia con la Regina Margherita, vicenda, questa, che fece sollevare un vespaio di polemiche contro di lui, da sempre un fervente repubblicano (lui replicò, a sua difesa, sostenendo che anche un giacobino si inchina alla bellezza muliebre), dagli anti monarchici.
Chissà se non sia possibile, prima o poi, scoprire la verità documentale di quello che per ora resta un puro gossip. Almeno stavolta non proposto dai giornalisti di cronaca rosa.

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