PERUGIA - “Un conto salato” si svolge principalmente a Porta Sant’Angelo, il quartiere popolare per antonomasia della città di Perugia, verso la metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Il protagonista è Antonio Nardi, un calzolaio ex-partigiano, ex-operaio della Perugina, che odia i tedeschi - ma ha il primogenito che si chiama Germano e la secondogenita che va a vivere a Berlino insieme a Gunther, il suo fidanzato. 

Uomo dedito al lavoro, alle passioni per il calcio e per l’attività politica nel Partito comunista, Nardi è un personaggio apparentemente mite e forse anche integrato nella “belle époque” dell’Italia di quegli anni, che si sta significativamente trasformando. Ci sono state le elezioni che hanno visto una clamorosa avanzata di Craxi e dei socialisti anche nella sua città e ci sono stati improvvisi cambi di casacca, anche tra i suoi compagni di partito... e poi c’è la “vecchia questione” della promessa non mantenuta che sta lì a mordergli l’animo.

Un giorno, dunque, il mite Antonio, decide di dare seguito ai suoi malumori: caricato “a sale” il suo fucile da cacciatore, spara sul didietro di un suo compagno di partito e del barbiere che ha il negozio di fronte al suo. Poi, quando intervengono le forze dell’ordine, si barrica nella bottega e minaccia di far saltare con l’esplosivo l’intero edificio. A questo annuncio, la sonnolenta Perugia si trasforma in una città attivissima e un via vai di gente si accalca attorno alla zona “rossa” dove c’è Nardi per assistere allo straordinario spettacolo… 

Un libro epico e realistico, che, con uno stile in cui si uniscono comicità e lirismo, racconta attraverso l’ottica particolaristica della città di Perugia l’ingresso degli italiani negli anni Novanta… ma è anche un racconto generazionale, in cui genitori e figli maturano, nel sentimento del mondo e nell’agire sociale, una profonda rottura.

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